Goodmorning Brescia (240) – Le fatiche e la visione di don Renato

Torniamo, a distanza di poco tempo, a Borgo Trento. Questa volta per scambiare quattro parole con il parroco, Don Renato Baldussi, che abbiamo avvicinato e che (a sua volta) si è gentilmente prestato a incontrarci. Una lente puntata su questo quartiere che, nelle nostre intenzioni, dovrebbe da un lato cercare di comprendere le ragioni di un esperimento di coesione territoriale con pochi precedenti e pochi eguali, non solo nella nostra città, ma anche suggerire ad altre realtà locali (bresciane e non) una via e un metodo da percorrere con vantaggio.

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Una descrizione in poche parole dell’evento che si terrà giovedì al Teatro di Cristo Re e sul docufilm che sarà proiettato nel corso dello stesso.

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Partiamo dalla pellicola, un docufilm realizzato da Michele Barcaro, un “trentino” o “trentese” per adozione che ha vissuto qui per un certo periodo e che, quando Beatrice Nardo ha presentato il progetto, abitava ancora nel quartiere. Si tratta innanzitutto della ricostruzione di uno spaccato retrospettivo di vita del quartiere. Una volta non c’erano le lavatrici (e in molti casi neanche i bagni in casa, per dire la verità) dunque le massaie si servivano dei lavatoi pubblici che diventavano così un luogo di socializzazione non solo per le donne ma anche per le loro famiglie. Tra l’altro il passaggio del fiume (ora coperto) favoriva alla comunità una grande abbondanza d’acqua. La struttura del lavatoio, sulle cui pareti sono stati istallati da due artisti cittadini, Biro e Ario Pizzarelli, suggestivi dipinti a mano libera su base lignea, è ancora visibile oggi. Oltre al filmato saranno raccolte alcune testimonianze di tradizionali residenti in zona, tra i quali alcuni artigiani operanti in loco da tempo immemore, come le famiglie Porteri (gastronomia da quasi un secolo) e Zanchetta (corniciai).  Il quartiere è sorto negli anni ’60 con la costruzione di nuove abitazioni che hanno legato il borgo (prima isolato dalla città) a Brescia. La parrocchia, invece, nacque in origine intorno alla chiesa di S. Giovanni Evangelista, accanto alla quale, venne edificato il Cristo Re. Al nuovo edificio religioso si cominciò a pensare verso la fine dell’800, e la prima pietra fu posata da don Giovanni Lurani, prevosto di allora, nel 1879. I lavori furono portati a termine nel 1886.

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Dal particolare al generale: una sinergia così perfetta, un meccanismo oliato alla perfezione come quello in funzione tra parrocchia e comitato di Quartiere è piuttosto singolare. Com’è nata, come procede e dove si pensa di poter arrivare in futuro.

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Appena arrivato, circa tre anni orsono, mi sono reso conto di quanto attiva e preziosa fosse l’opera del CdQ diretto da Beatrice Nardo, espressione della volontà dei cittadini espressa in occasione delle ultime elezioni amministrative, di prossima scadenza. Una realtà importante con la qualesi sarebbe potute mettere in piedi una grande quantità di iniziative utili alla Comunità. In Beatrice ho trovato immediata rispondenza d’intenti e una gran voglia di lavorare.

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Nel teatro che accoglierà l’evento sono stati effettuati lavori di ripristino e migliorie che ne hanno potenziato notevolmente la funzionalità e le possibilità di accoglienza. Anche in questo caso grazie a una collaborazione, stavolta con il Comune di Brescia e in particolare con l’Assessorato alle Politiche Giovanili e alle Pari Opportunità, guidato da Roberta Morelli. Qualche particolare anche su questo?

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Quando sono arrivato mi sono reso conto immediatamente che la sede teatrale era molto apprezzata e richiesta, ma in condizioni non ottimali, con alcune carenze tecniche e diverse situazioni non perfettamente a norma. Si è cominciato a rinnovare completamente l’impianto fonico e a sistemare le luci del palco, sostituendo le lampade alogene presenti con led e fari direzionali colorati. Si è poi passato a levigare il palco, il fondale è stato dipinto completamente di nero, e sono state sistemate e pulite le poltrone riservate al pubblico. Infine, proprio in questi giorni, si sta provvedendo al rifacimento del tendaggio (quinte e sipari) con materiale rigorosamente ignifugo: la sicurezza prima di tutto. Per quanto riguarda la sinergia con il Comune, nella persona di Roberta Morelli, sempre attente ed entusiasta e soprattutto sanamente pragmatica, diciamo che si è trattato di mettere assieme esigenze condivise: reputando ottimale sia la collocazione che la struttura esistente, e avendolo individuato sede di alcune sue iniziative (come l’interessante e ben curata rassegna attualmente in corso («Insieme contro la violenza sulle donne»), l’Assessorato si è inserito in questo progetto dando una mano a portare a termine i lavori accelerandone i tempi di realizzazione.

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Che tra don Renato Baldussi e il teatro ci sia un buon feeling lo si deduce anche dalla presenza ormai stabile della Compagnia il Gabbiano, gruppo parrocchiale di cui ci occuperemo in modo più approfondito tra un paio di settimane, allorché verrà il momento di presentare la commedia dialettale che debutterà a metà dicembre.  Diceva sant’Agostino che «chi canta prega due volte» e, in effetti, la musica e il canto sono da sempre legati alla preghiera. In che modo la recitazione e la rappresentazione scenica possono giovare all’attività pastorale?

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La Compagnia Il Gabbiano guidata da Vito Ronchi, già operativa quando sono arrivato io, è composta essenzialmente di residenti nel territorio o di persone a esso in qualche modo collegate. Si occupano principalmente di commedie dialettali partecipando alla rassegna di genere Us da le as (le voci dalle assi, intese come assi del palcoscenico) con rappresentazioni che vanno in scena da ottobre a gennaio in città, nella parte finale ospitate dal nostro teatro (sabato sera e domenica in pomeridiana). Ho sempre amato la musica e le commedie, soprattiutto quelle dialettali, idonee a tenere viva non solo l’idioma bresciano, ma anche la cultura locale. Inoltre, visto che alle problematiche iniziali con le quali generalmente si aprono questo tipo di rappresentazioni -a volte anche gravi- si trova puntualmente nel finale una soluzione positiva alla quale si arriva tramite uno spirito di collaborazione e la buona volontà, penso che in questo modo si valorizzi esemplarmente la la forza della collettività e quello della speranza. E non dimentichiamocelo: la speranza è una delle virtù teologali più amate e praticate dal cristianesimo e dai cristiani.

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Ringraziando don Renato per la disponibilità, e porgendogli i più fervidi auguri per il successo del suo alacre lavoro, da Borgo Trento per il momento (ma solo per il momento) è tutto. A presto!

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