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Ricordo la prima volta che incontrai Patrizio Pacioni, praticamente all’inizio del suo percorso artistico.
Lo scrittore, che abitava a Piacenza (stiamo parlando dei primi anni del nuovo millennio) mi ricevette dove abitava allora, in via Garibaldi, in pieno centro, a pochi passi da Piazza Cavalli. Era un grande appartamento al primo piano con una bella targa storica sotto una delle finestre del salone, sulla quale c’era scritto che proprio di lì l’Eroe dei due mondi una volta si era affacciato per parlare ai piacentini.
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Così stamattina, aprendo l’edizione bresciana del Corriere della Sera, non mi sono affatto stupito di apprendere, dalla sempre educata e informatissima penna di Costanzo Gatta, che il prode Giuseppe passò e soggiornò (ferito, per di più) anche in territorio bresciano, più precisamente nella Rocca di Anfo, robusto e severo complesso militare edificato nel XV secolo in Val Sabbia, sul pendio del Monte Censo e incombente sulle sponde del Lago d’Idro, proprio a ridosso con il confine che separava Brescia dal Principato vescovile di Trento.
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Sito storico di grande interesse e di vivace suggestione, la rocca costituisce una meta gustosa per bresciani e forestieri (anche in senso naturalistico e gastronomico, vista la presenza di un percorso erboristico e delle prelibate specialità assaporabili in zona, dai malfatti al bagòss, a pesci di lago e di fiume messi in tavola letteralmente in tutte le salse.
Tra un riferimento strategico, un richiamo storico, una nota di costume sagace e opportuni consigli per l’attrezzatura gitaiola necessaria a scarpinare per un buon numero di ore, se si vuole riuscire a vedere tante mirabilia di richiamo turistico e culturale, per l’ennesima volta Costanzo Gatta ci conduce per mano, com’è sua capacità e suo sfizio, nell’ennesima stimolante escursione nella provincia bresciana.
E noi, come sempre, molto volentieri lo accompagniamo.
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Bonera.2