Goodmorning Brescia (142) – Dove la luce è più intensa…

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Oggi vi racconterò una breve storia triste.
Sì, perché di storie del genere ce ne sono anche nella nostra città, che pure non è certo la meno moderna, la più disorganizzata e la più povera d’Italia.
«There is a strong shadow, where there is much light» oppure, tradotta in assoluta libertà: «Laddove la luce brilla più intensa, proprio l’ombra è più oscura»,  come appunto recita il titolo di questo articolo..
Nessuno contesti, per favore, che si tratta di una citazione non nuova, né recente, né tantomeno originale: lo so benissimo, avendola prelevata per l’occasione dal trattato «La teoria dei colori» scritto da J.W.Goethe e pubblicato nel 1810.

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La notizia, già riportata da uno dei giornali locali, attraverso la “lettera al direttore” di un uomo sensibile, riguarda la vicenda di una donna all’apparenza poco più che trentenne, vestita decorosamente, abbastanza curata nell’aspetto. La ragazza (perché così mi sento di definirla) stazionava nell’androne del Castello in compagnia di un cane. Nell’approssimarsi della (peraltro scintillante e graditissima ai bresciani) manifestazione di luci Cidneon, qualcuno ha pensato bene di procedere a uno sfratto “selvaggio” con l’eliminazione di tutti i poveri oggetti, coperte e sacco a pelo compresi, che costituivano il kit di sopravvivenza della donna e della sua bestiola.
La vicenda mi è stata confermata direttamente da un altro testimone, assolutamente attendibile, che l’aveva notata già una decina di giorni prima di quanto narrato sopra.
«Ero salito in Castello con la mia compagna e con un amico» mi racconta.
«Ricordo che  questa presenza mi colpì molto : la donna vestiva in modo dignitoso indossava un piumimo che le arrivava alla vita. Quando arrivammo noi era seduta sui gradini: sembrava tranquilla e stava carezzando affettuosamente il suo cane. In modo molto educato si è alzò senza esitazioni per farci passare comodamente, scusandosi dell’ingombro» .
Siamo certi, vogliamo esserlo, che l’Amministrazione di questa città, solitamente pronta a esprimere e manifestare materialmente la solidarietà propria e tipica dei cittadini che l’hanno votata, si sia già attivata per la ricerca di questa persona in difficoltà e che, una volta che ne avrà individuato l’identità, provvederà a fornirle tutta l’assistenza necessaria, rovesciando con il cuore un finale da “piccola fiammiferaia”, suggestivo in una fiaba ma che non ci sentiamo di accettare nella vita reale.

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Ci sia consentito però, assecondando il pensiero e il messaggio trasmesso dalla persona che ha scrittoal giornale e (come si diceva una volta) di tutte le persone di “buona volontà” che nemmeno alla spettacolarità e alla riuscita di un grande evento, si sacrifichi la dignità (e forsanche la salute) di una persona.
Anche di una soltanto.
E del suo cagnolino, naturalmente.

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Bonera.2