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Il libro:
Lo stupro a danno delle popolazioni civili durante i conflitti armati è strumento di guerra, anche se spesso nascosto e ignorato come crimine di guerra. Le donne sono considerate parte del bottino di guerra, lo stupro viene minimizzato come naturale conseguenza del fatto che gli uomini sul fronte sono lontani dalle loro famiglie, che i soldati meritano un compenso alle loro fatiche, un sollievo allo stress. È un modo “naturale” di dimostrare il loro coraggio e la loro virilità. Il fenomeno diffuso dei bordelli di guerra al seguito degli eserciti ne è una dimostrazione. Insomma il fenomeno è ancora una volta frutto dello stereotipo patriarcale secondo cui la violenza appartiene al maschio e subirla è destino delle donne, sempre inevitabili vittime. A raccontare tutto questo non sono le carte degli archivi, né gli scrittori o i registi, ma le nipoti e i nipoti di quelle donne, quelle che, in Sicilia, non hanno mai raccontato né denunciato e si sono portate nella tomba il peso del macigno che ha gravato per tutta la vita sul loro cuore.
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La mia lettura:
Ciò che più mi ha colpito è stato il coraggio dimostrato dall’autrice nel riprendere, a distanza di settantacinque anni, l’immenso dolore causato a tante donne dalle atroci violenze perpetrate dalle truppe alleate in Sicilia.
Riuscendo a rievocare con garbo e con grande delicatezza esptressiva una fase oscura e molto triste della storia siciliana, intercalando momenti della vita quotidiana sconosciuti ai giovani, che ne potranno fare tesoro.
In «Le ciociare di Capizzi» si ricorda e si narra la generosità dei siciliani che, nonostante tutto, sono sempre pronti all’accoglienza e alla condivisione all’interno della propria casa. Si coglie occasione per trasmettere ai lettori informazioni che arricchiscono la conoscenza intellettuale e morale sulla guerra, sugli stupri che ne conseguirono, sui pregiudizi, erronei quanto irritanti, che in quel periodo gravavano su noi siciliani.
Ho trovato terrificante apprendere dalle pagine del libro come, per incentivare i soldati a fare la guerra, si promettessero loro, da parte delle gerarchie militari, donne, case, vino, oro.
Arrivata a fine lettura non ho potuto fare altro che realizzare, con grande sconcerto, quanto restino attuali, in momenti in cui la cronaca offre ancora tristi esempi di stupri di gruppo simili a quelli avvenuti allora, le efferate gesta di molti componenti delle truppe alleate, in questo non molto diverse da quelle dei loro nemici nazisti.
E un angoscioso interrogativo è rimasto dolorosamente infilzato nel cuore: quando potrò smettere di raccomandare alle mie figlie la massima attenzione ogni volta che escono di casa?
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- Titolo: Le ciociare di Capizzi
- Autore: Marinella Fiume
- Editore : Iacobellieditore
- Anno: 2020
- Pagine: 128
- Prezzo:
- ISBN-10 : 8862525273
- ISBN-13 : 978-8862525275
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Acquistabile direttamente sul sito dell’editore https://www.iacobellieditore.it/catalogo/le-ciociare-di-capizzi/ e tramite tutte le maggiori piattaforme on line.
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Marinella Fiume, nata a Noto (Sr), laureata in Lettere classiche, è dottore di ricerca in Lingua e letteratura italiana. È stata sindaca del Comune di Fiumefreddo di Sicilia (Ct) e socia fondatrice e presidente dell’Associazione fiumefreddese antiracket e antiusura “Carlo Alberto Dalla Chiesa”. Già responsabile della Commissione Arte e cultura della Fidapa e presidente del Soroptimist “Val di Noto”. Ha pubblicato saggi, biografie, racconti, romanzi, sceneggiature, canzoni; nella rivista Notabilis cura la rubrica fissa “Donne che ballano coi lupi”. Ha ricevuto diversi premi per il suo impegno sociale e la sua produzione letteraria, tra gli altri, il Premio “Franca Pieroni Bortolotti” della Società delle Storiche e del Comune di Firenze (2000). Tra le sue opere: Feudo del mare La stagione delle donne (2010); Di madre in figlia – Vita di una guaritrice di campagna (2014); La bolgia delle eretiche (2017); Ammagatrìci (2019).
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