Ex Libris (36) – «Le verginità rapite»: appassionante saga del popolo albanese

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Verginità rapite (di Ismete Selmanaj Leba) è l’opera finalista e terza classificata nel Premio Internazionale Inventa un Film. Ho il piacere di pubblicare qui di seguito la recensione-motivazione del testo effettuata da Patrizio Pacioni in qualità di membro dell Giuria addetta alla valutazione dei romanzi partecipanti al prestigioso concorso (organizzato dalla Associazione Culturale Cinema e Società di Lenola, ideato e condotto dall’infaticabile Ermete Labbadia e giunto alla sua 22^ edizione) nella sezione letteraria “Bianco Avorio”.

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Attraverso la storia della travagliata vita di Mira, dell’amica Xhina e di coloro che a varo titolo, nel bene e nel male, ne intersecano le esistenze, nel bene e nel male, l’autore dipinge un suggestivo affresco corale della transizione tra la lunga e brutale dittatura di Enver Hoxha, e una nuova (sia pure ancor fragile) democrazia, in un passaggio cruciale della storia e della vita del popolo albanese

La nascita di una consapevolezza democratica, difficile e dolorosa come le contrazioni di un parto problematico, si sovrappone alla rinascita umana e civile di sudditi decisi a diventare finalmente cittadini, in un complesso e ben congegnato intreccio narrativo cui fa da sfondo la drammatica epopea di una intera nazione.

Si racconta la storia della più crudele e dolorosa delle separazioni, quella tra un genitore e un figlio, e dell’affannosa rincorsa a un travagliatissimo ricongiungimento, attraverso pagine dense d’informazioni, di riferimenti storici e di valutazioni politiche (espresse dai protagonisti della storia e condivisi dall’io narrante, dunque, inevitabilmente monodirezionali, come umanamente comprensibile). Il tutto inserito e distribuito nel progredire della trama in modo equilibrato e tale da non appesantire minimamente il tessuto narrativo che, invece, ne trae vantaggio, contribuendo a incrementare nel lettore consapevolezza e partecipazione.

Ci si sofferma sull’arroganza del Potere, sulle violenze fisiche e mentali perpetrate prima della caduta dal regime dal dittatore, diffuse sul territorio dai funzionari di partito; poi sulle prepotenze e gli insani appetiti dei vecchi padroni del Paese, pronti a riciclarsi nella nuova nomenclatura. Si ricordano le sadiche gesta delle truppe impegnate nella guerra dei Balcani, degli stupri sistematici che si accanirono sulle donne albanesi, dettate da concezioni arretrate e tribali e da progetti di pulizia etnica,  dentro e fuori i confini nazionali. Si accarezzano idealmente con dolente memoria e grande pietà i più piccoli e indifesi, le vittime più inermi: i bambini.

Qua e là riaffiorano come sassi dalla corrente impetuosa di un torrente, le tradizioni di una società arcaica e rurale, alcune dure come le spietate e sanguinose faide familiari, altre piene di suggestione e di poesia, come il rituale del matrimonio.

E le donne? Le donne disprezzate, oltraggiate e umiliate, ma mai piegate e sottomesse, si possono consolidare, trovando consolazione e salvezza, solo attraverso quella che viene da chiamare più sorellanza che semplice solidarietà femminile.

Alla fine sono due, principalmente, gli insegnamenti che si possono cogliere nel testo. Il primo è che la violenza non passa senza lasciare crudeli cicatrici nella carne viva di chi la subisce e sudicie callosità in chi è uso praticarla. Il secondo che non bisogna mai perdere fiducia nella forza salvifica e rigenerante dell’amore.

La scrittura è semplice e piana, aliena da tecnicismi e indipendente da quella produzione letteraria funzionalmente efficace (ma spesso, ahimé fin troppo  omogeneizzata e, alla resa dei conti, perfino castrante) imposta dai canoni standard dell’editing attualmente in auge nell’editoria non solo nazionale. Con il risultato, non trascurabile, di conferire al romanzo una maggiore aderenza alla realtà vissuta, la genuinità di una ballata popolare raccontata in casa, da chi e a chi è abbastanza in confidenza da condividere lo stesso desco senza nessun imbarazzo.

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  • Titolo: Verginità rapite
  • Autore:  Ismete Selmanaj Leba
  • Editore: Bonfirraro
  • Pubblicato: aprile 2015
  • EAN: 9788862720960
  • ISBN: 8862720963
  • Pagine: 244
  • Prezzo: 16,90 €

Ingegnere edile e scrittrice cinquantaduenne, nata a Durazzo, in Albania, Ismete Selmanaj Leba vive dal 1992 nel messinese. È autrice di tre romanzi di storie di suoi connazionali: i primi due sono testi di studio all’università di Palermo.

Ismete arriva in Italia negli anni 90, quando il suo paese è allo sfascio. Stanca di soprusi e umiliazioni, riscopre la sua antica passione: la scrittura. E la dedica alle storie della sua famiglia e dei connazionali. Il suo motto è: “Conoscerci gli uni con gli altri ci aiuterà a vivere in pace”.

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