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«Olim humani artus, cum ventrem otiosum cernerent, ab eo discordarunt, conspiraruntque ne manus ad os cibum ferrent, nec os acciperet datum, nec dentes conficerent…»
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Sono le prime parole del discorso che, in uno dei più oscuri periodi della Storia romana, nell’anno 494 a.C., tenne ai rivoltosi Menenio Agrippa. Un apologo.
Ricorrere anche io in una situazione di questa seconda (o terza?) Repubblica ormai sull’orlo del baratro, anzi sull’orlo del naufragio, come il celeberrimo Titanic. E proprio al transatlantico inabissato nell’oceano fanno pensare gli eccitati pentastellati scesi in piazza ieri sera a ballare e a fare festa per il nuovo DEF.
Ma veniamo all’apologo.
Apologo del Concessionario
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«Una famiglia (chiamiamola Italia) si trova nella necessità inderogabile di acquistare un’automobile, visto che la vecchia non è più in grado di adempiere alle proprie funzioni. Buon senso vorrebbe che, per decidere il modello da comprare (e, dunque, l’importo da borsare), la famiglia si riunisse e, valutando quanto è disponibile sul conto corrente (sempre che ci sia ancora qualche euro depositato) e ciò che arriva ogni mese dallo stipendio, verificando quale sia il nuovo debito sostenibile.
La famiglia Italia, invece, fa un ragionamento inverso: prima decide quale modello acquistare, optando per una supercar potente, costosa e che consuma molto. “Come faremo a pagare le rate? Saranno altissime!” Chiede preoccupato uno dei figli, il più accorto. “Non ti curare di dettagli e decimali: in qualche modo faremo” risponde deciso il capofamiglia che si compiace spesso e volentieri di fregiarsi della qualifica di “papà”.
Quale credete che sia l’epilogo dell’apologo? L’unico possibile, purtroppo anche il più triste: dopo qualche mese la famiglia Italia non sarà più in grado di onorare il pagamento, il concessionario la metterà in mora e sequestrerà la supercar.
Fine.»
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Ah! Mi dicono che l’epilogo è già cominciato:
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.… e intanto lo spread già s’impenna, come un cavallo imbizzarrito. Fino a 270, per il momento.
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Valerio Vairo