L’evento-presentazione de L’Educazione la nuova silloge firmata da Raffaele Castelli Cornacchia per le stampe di peQuod, si svolge nell’inclito (parola desueta di oggi) cortiletto della Libreria Ferrata, storica libreria della città (in corso Martiri della Libertà) dotata di accogliente bar-rifugio dei lettori. Accanto all’Autore, alla presenza di un folto pubblico che occupa ogni posto a disposizione, sono l’attento, analitico e arguto conduttore Francesco Angelici, il lettore Enzo Longo (dalla voce profonda, impostata ed… educata, appunto) e il virtuoso suonatore di handpan Gaspare Bonafede. Un appuntamento che conferma il risveglio culturale della nostra Città che, dopo essersi piegata come una canna di bambù scossa dalla tempesta del Covid, rialza finalmente la testa affamata e assetata di cultura e colma di desiderio di essere fuori e insieme.
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《Ho già avuto modo di presentare la poetica di Raffaele Caselli Cornacchia quando uscì la raccolta intitolata La terra rossa, dunque conosco molto bene, e apprezzo, l’impegno sociale e civile che la caratterizza》, esordisce Angelici. 《Le poesie che compongono le sue raccolte costituiscono le tessere di un mosaico (o di un puzzle): dunque, per conoscere e apprezzare appieno le caratteristiche di ogni opera, occorre leggere attentamente tutte le liriche che la compongono》.
《È la mia idea di poesia》, conferma il Poeta. 《Ogni mia raccolta deve raccontare una storia o illustrare e approfondire un concetto, un contesto, avere un filo conduttore e una stella polare; credo poco nelle singole poesie scritte ciascuna per una sensazione, un motivo, uno scopo diverso, e poi messe insieme con accostamenti più o meno casuali. Mentre le precedenti sillogi si richiamavano a episodi realmente accaduti, questa ha una valenza più intima. E in questo caso “intimo” ha voluto dire scavare in me stesso con un linguaggio poetico, per estrarne fuori il frutto della ricerca e condividerlo con i lettori del libro》.
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Quando poi il “bravo intervistatore” fa notare all’Autore che a suo avviso la Educazione citata nel libro richiama in parte alcune caratteristiche dell’educazione cattolica (caratteristica di una tradizione culturale italiana cui ciascuno di noi -volente o nolente- in qualche modo è collegato) nella catena peccato-espiazione, e che nel leggere le liriche ha avuto l’impressione che i versi escano a volte dalla bocca di un padre, a volte da quella di un figlio, risponde così: 《La prima affermazione è sicuramente corretta: da un melo possono nascere solo mele, e dobbiamo prenderne atto; resta inteso, però, che i frutti da cogliere li scegliamo noi. Quanto alla seconda, lavorando da molti anni da insegnante, mi capita ogni giorno di confrontarmi con i bambini e, pur dovendo indossare i panni dell’educazore, mi trovo spesso a interrogarmi su ciò che sono stato alla loro età e che potrei essere ora da bambino e ciò inevitabilmente porta a un processo di immedesimazione》.
Premurandosi poi di chiosare nel finale: 《Paradossalmente un poeta deve sdoganare ciò che scrive, quasi se ne deve scusare. Io no lo faccio e basta e non voglio renderne conto a nessuno. Sono un poeta che non ama le istruzioni per l’uso ma ama imparare facendo… sporcandosi le mani, in questo caso con parole e versi》
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Da parte mia, invece, reputo opportuno concludere l’articolo citando alcune frasi tratte dall’opera che mi hanno (tra tante altre ugualmente suggestive ed evocative), fortemente rappresentative della poetica di Raffaele Castelli Cornacchia, taglienti e incisive come bisturi:
“Gli adulti ci rimproverano per nostalgia” – “Vorrei sapere com’è andata la vita a quel vecchio” (quante volte c’è lo siamo chiesti, di un anziano incrociato per caso nel nostro cammino e quante volte spereremo un giorno -o abbiamo già sperato- che qualcuno pensi di noi!) – “Tutti odiano esser stati bambini / per quel non poter scegliere chi amare / e per non essere stati amati / nella maniera giusta: la perfezione“
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Dalla presentazione recuperata in Rete: «Animata da buone intenzioni eppure violenta, impalpabile eppure pesante, incerta e malcerta eppure ardita. Si riceve e si dà, si scambia, si accetta e si fugge, talvolta si rivaluta. Manda avanti e riporta indietro, probabilmente non porta da nessuna parte. E poi pontifica, quanto si contraddice. L’educazione dura tutta la vita, tutta una vita. Come una lotta, un agone, sicuramente senza vincitori, probabilmente senza vinti»
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