Alessia Fabiani: il mondo dello spettacolo in una sola donna.

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Ci sono artisti che non si accontentano di esprimersi in una sola disciplina espressiva. Ci sono persone i cui interessi infrangono i confini della gente comune, estendendosi in diverse direzioni. Ci sono uomini e donne che riescono a coniugare in sé più passioni, personali e professionali. Alessia Fabiani, che Madre Natura ha generosamente dotato di una singolare bellezza, di una simpatia e di una capacità empatica “a prima vista”, nonché di molteplici talenti, è una di queste donne e uomini che non si può fare a meno di notare tra gli altri… e io l’ho intervistata per voi.

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Partiamo, com’è giusto che sia, da come e dove tutto quanto è cominciato.  I primi passi nel mondo dello spettacolo (principalmente in TV) li hai mossi da molto giovane, partecipando negli anni 80 alla sit-com «Orazio» , nella quale vestivi i panni della figlia dei due protagonisti, Maurizio Costanzo e Simona Izzo. Crescendo poi hai cominciato a lavorare nel mondo della moda, anche grazie alla bella affermazione nel concorso di bellezza «Bellissima» che Mediaset, ai tempi, tentava di contrapporre alla più tradizionale e consolidata «Miss Italia», allora inespugnabile feudo Rai. Senza parlare degli show «Il gatto e la volpe» (1997 con Paolo Bonolis) e «Passaparola» (1999 con Gerry Scotti) seguiti dall’incarico di inviata, nel 2005, nella innovativa e fortunata trasmissione «Lucignolo».

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Accadde quando avevo appena nove anni a seguito di un incontro casuale: incontrandomi in occasione della premiazione della prestigiosa manifestazione letteraria Premio Ennio Flaiano, mi scelse direttamente Maurizio Costanzo. Si trattava di una serie di telefilm, pensati per un pubblico famigliare, nel solco di analoghe serie made in USA, come l’indimenticabile «Arnold», nella quale recitai per circa due anni. Per una bambina come me, una bellissima esperienza di cui ricordo in particolar modo, con grande tenerezza e nostalgia, la figura di nonna Laura che mi accompagnava sempre quando dovevo andare sul set. Mi restava sempre accanto, incoraggiandomi e dispensando preziosi consigli di recitazione. Ciò che spero, nel profondo del cuore, è che anche mio figlio Kim possa provare le mie stesse sensazioni di allora e che io possa rappresentare per lui la stessa figura che rivestì per me la nonna. Quanto all’edizione di  «Bellissima» che vinsi nel ’94, presentata dal compianto e indimenticabile Alberto Castagna, il premio in palio era un contratto con l’Agenzia Riccardo Gai. Poi arrivarono le partecipazioni alle altre trasmissioni che hai ricordato, che indubbiamente contribuirono ad accrescere la mia popolarità tra la gente.

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Lungo il tuo percorso ci sono anche un paio di passaggi in trasmissioni televisive basata sull’interazione con altri partecipanti.

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Sì, in effetti nel 2003 mi sedetti sul “trono” della trasmissione «Uomini e donne», ma senza trovare il “fidanzato” giusto, ahimé. In realtà si trattò di una breve e divertente parentesi che vissi su esplicito invito di Maria De Filippi. Per quanto riguarda invece «La fattoria», un reality show al quale partecipai tre anni più tardi, si risolse in una bellissima esperienza di viaggio, nel corso della quale riuscii a essere totalmente me stessa, estraniandomi da ogni fattore di disturbo e distrazione e dimenticandomi della presenza di telecamere, microfoni, cameramen e tecnici disseminati un po’ dovunque. Tra l’altro, fu proprio in quell’occasione che ebbi tempo di trascorrere tempo con quella fantastica persona di Leopoldo Mastelloni, anche lui impegnato nell’avventura, che mi diede preziosi consigli contribuendo a indirizzarmi definitivamente verso la scelta di svolgere in esclusiva la mia carriera artistica.

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Torniamo alla moda, allora: un vero e proprio fil rouge che, come abbiamo visto, ha cominciato a segnare il tuo percorso sin da giovanissima e, a quanto ne so, continu a farlo anche adesso.

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Fare la modella è stata una bella esperienza che mi ha tra l’altro indotto a sperimentarmi poi anche a livello creativo. Credo che l’abbigliamento rappresenti qualcosa di più di un modo di coprire le proprie nudità e/o ripararsi dal caldo e dal freddo: ciò che indossiamo è, al tempo stesso, l’espressione di ciò che abbiamo nel cervello, nel cuore e nell’anima e il biglietto da visita che presentiamo a ogni persona che ci capita d’incontrare. Ne sono talmente convinta da conserversare gelosamente parecchi dei vestiti che, nel corso della mia carriera, ho avuto occasione di indossare per dare vita ai personaggi interpretati. Rivendico con orgoglio di essere stata testimonial di Enrico Coveri, grande rappresentante dello stile e della moda italiana. Per una nota marca di scarpe prodotte in Toscana, sono stata al tempo stesso creativa e testimonial. E, dopo aver condotto per anni il blog «Stripes and Pois» (“marchio” di mia invenzione) attualmente continuo un’intensa attività di influencer in rete, attraverso i principali social .

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Indagando su di te, ho scoperto che anche con lo sport hai un rapporto molto particolare. Mi riferisco, naturalmente alla conduzione nel 2005,a fianco di Raimondo Vianello e Massimo De Luca della trasmissione Pressing Champions League  e, l’anno successivo, alla partecipazione a Guida al Campionato, insieme a Maurizio Mosca. Ovvio che, in un periodo come questo, con il fermento che stanno suscitando le imprese della nostra Nazionale ai campionati europei, potrebbe essere interessante conoscere il tuo pensiero in merito.

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La passione per lo sport me la trasmise mio padre, fervente sostenitore de L’Aquila calcio. In effetti, tradizionalmente, la disciplina in cui si è sempre espressa al meglio la squadra cittadina è il rugby, ma papà amava ripetere che «Bisogna sempre diffidare di una palla, se non è rotonda». Ricordo ancora con nostalgi la spontanea simpatia di Raimondo Vianello, la perfetta preparazione tecnica di Massimo De Luca, l’irrefrenabile effervescenza di Maurizio Mosca. Per quanto riguarda il tifo, prima divenni interista, poi, seguendo l’amore sviscerato di mio figlio per la magica Roma, affiancai ai colori nero-azzurri anche quelli giallo-rossi. Questo anche per dirti che è giusto che chiunque di impegni a parlare in pubblico di un qualsiasi argomento, deve almeno possederne le conoscenze di base, e io ti assicuro che di calcio qualcosa ne mastico…

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Alessia Fabiani e la musica: un rapporto speciale. Direi quasi un amore.

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La musica, sì… In questo campo la prima e più esaltante esperienza la vissi nel 1999, allorché, dopo una severa selezione canora di cui sono ancora oggi molto orgogliosa, fui scelta per girare a Londra, con i Velvet 99, una cover del brano  These boots are made for walking, celeberrimo brano cantato da Nancy Sinatra nei ruggenti anni ’60. Quattro anni dopo arrivò il musical «Finalmente mi sposo» per la regia di Marco Lapi, nel quale mi trovai accanto a Nadia Rinaldi, carissima amica e consigliera, corresponsabile (insieme a Leopoldo Mastelloni, di cui si è già parlato prima) della mia scelta di intraprendere senza esitazioni e con grande entusiasmo la carriera teatrale.

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Tantissima roba, davvero. A maggior ragione tenendo presente che nonostante la tua intensissima attività nel mondo dello spettacolo, non hai tralasciato di perfezionare la tua istruzione. Mi risulta, infatti, che nel 2008 ti sei laureata in Scienze dei Beni Culturali presso l’Università degli Studi di Milano, con una tesi intitolata «Sergej Djagilev e la nascita dei Ballets Russes».

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Bravissimo. Quanto alla mia tesi di laurea, diciamo che, con essa, ho inteso creare una sintesi di tutti gli ambienti e gli argomenti artistici con cui ero entrato in contatto. Nel metodo di lavoro di Sergej Pavlovič Djagilev (impresario teatrale russo vissuto a cavallo tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo, organizzatore e direttore artistico di spettacoli di danza, celebre soprattutto per aver fondato la Compagnia dei Balletti Russi, è possibile infatti ritrovare unite e interagenti praticamente tutte le modalità di espressioni delle arti tersicoree e non solo. Adoro l’Arte in ogni sua stimolazione sensoriale: vista udito… e anche tatto e gusto. Ebbene sì, giudico un’arte anche la gastronomia, anche se (almeno per il momento) solo come fruitrice!

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Eccoci arrivati a quella che, almeno a partire dal 2013, rappresenta la parte più importante della tua attività: quella di attrice. Cinema e Teatro ti hanno vista protagonista di lavori davvero importanti. E qui mi devi consentire un riepilogo. Per il cinema, nel 2007  appari nel film TV «Piper», di Carlo Vanzina; con Pupi Avati, nel 2014, giri «Un ragazzo d’oro» con la partecipazione (nientemeno che) di Sharon Stonenel 2018 sei nel casti di «Loro», diretto da Paolo Sorrentino. Niente male, direi. Passando al Teatro, mi verrebbe di dire a coloro che stanno leggendo: «Mettetevi comodi e rilassatevi, perché ci vorrà un po’ di tempo!». Questo è un elenco (sicuramente parziale) dei lavori che hai portato in palcoscenico, Alessia: «Fuori sede» (2012); «La bella e la bestia», (2013); «Supercalifragilisticespiralidoso», (2013) «La mia futura ex» (2014) e «Pinocchio» tutti per la regia di Luca Pizzurro (2015); «Un coperto in più» di Maurizio Costanzo e regia di Gianfelice Imparato (2015); «Tre papà per un bebè», regia di Roberto D’Alessandro (2016) a fianco, tra gli altri, di Mario Zamma; «Ti presento mio fratello», di Peppe Quintale e Stefano Sarcinelli, per la regia di Peppe Miale (2017); «Le dissolute assolte», testo e regia di Luca Gaeta (2018); «Tre uomini e una cuccia», di Michele Di Vito, regia di Fabrizio Nardi (2019). «Soledonne» Premio Fersen, regia Fabrizio Ansaldo (2019).

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Effettivamente, sentirli enumerare tutti insieme, uno dopo l’altro, mi fa una certa impressione, anche perché, per ognuno di essi, ho speso e ho ricevuto qualcosa d’importante, in termini sia di impegno che di coinvolgimento personale, nonché un inestimabile bagaglio di esperienza Per quanto riguarda la distinzione tra cinema e teatro, con il passare del tempo ho capito che c’è la stessa differenza che passa tra una solida passerella di assi di legno e un filo. Ogni nuovo film, o dramma, in cui si deve recitare, è un abisso da superare, ma mentre nel primo caso (il cinema) devi solo stare molto attento a dove metti i piedi (nel senso che, tanto per fare un esempio, se una scena viene male la si può tornare a girare n volte, ogni volta che ti ritrovi in palcoscenico sei una specie di equilibrista che può precipitare nel vuoto da un momento all’altro. Inoltre nel cinema la tecnica aiuta a esprimere le proprie battute con voce naturale, mentre quanndo ci si esibisce in una sala la voce deve raggiungere nitida anche gli spettatori delle poltrone più lontane, il che impone una recitazione molto più marcata. E, prima che tu me lo chieda, tra i due preferisco il Teatro.

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In questi giorni sei impegnata, insieme a Mario Zamma e Salvo Buccafusca, nelle prove di una nuova pièce di Patrizio Pacioni, prodotta da Le Ombre di Platone per la regia di Giancarlo Fares. Puoi accennare (possibilmente senza spoilerare troppo) qualcosa sul contenuto del testo e sullo spirito con il quale stai (e state) affrontando questo nuovo impegno?

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Tranquillo, della pièce non svelerò altro che il titolo: «Stasera mi butto». Al massimo posso aggiungere che si tratta di un testo molto coinvolgente, anche per noi attori, all’interno del quale si alternano momenti di comicità, e situazioni drammatiche, nell’ambito di un avvincente succedersi di colpi di scena. Progetto bellissimo e cast affiatato, i presupposti per il successo dell’operazione nella prossima stagione teatrale (che sarà precedeuta da alcune significative anteprime estive, mi sembra che ci siano proprio tutti.

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L’ultima domanda è di quelle che non possono mancare in un’intervista come questa. Cosa c’è nel futuro di Alessia Fabiani?

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Tantissimo teatro con due spettacoli in corso di allestimento a Milano: la ripresa di «Una stanza al buio» di Giuseppe Manfredi (già portata in scena nel 2020 insieme a Claudio Zarlocchi per la regia di Francesco Branchetti) e una nuova commedia dal titolo «Io e Lei». Ma è molto importante anche il ruolo  di mamma accompagnatrice di una star del futuro, il mio Kim… Un compito che svolgo molto ma molto volentieri!

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Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è GuittoCirc.png  GuittoMatto