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Il Teatro è specchio della Vita e la Vita è specchio del Teatro. Così c’è chi, fin dalla più tenera infanzia, è portato per natura ad accomodarsi in platea e chi, invece, è destinato a salire sul palcoscenico ed esibirsi, cercando di migliorarsi a ogni nuova esperienza.
Ecco, se dividessimo la popolazione terrestre secondo questo pur rudimentale criterio, Corinne Zanelli apparterrebbe senza ombra di dubbio a quest’ultimo gruppo.
Lo dice lei stessa, rispondendo alla prima domanda dell’intervista che segue, ma è i grado di capirlo chiunque, non appena ha occasione di scambiare quattro parole con lei: Corinne è nata per recitare e, finché la passione che le arde dentro continuerà a trovare combustibile e a motivarla nel raggiungimento di nuovi traguardi, gli altri, quelli nati a differenza sua per assistere a drammi e commedie, ne trarranno grande giovamento e godimento.
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Ognuno di noi, di qualsiasi cosa si occupi, ha sempre alle spalle una nascita, una crescita, un’evoluzione. Riesci a sintetizzare in una decina righe da dove vieni, come ti sei formata, qualche esperienza particolare che ti va di ricordare, quali sono i tuoi hobbies?
Sono nata a Brescia il 3/10/1989. Fin da bambina ero molto vivace, non riuscivo a stare ferma, mi piaceva ballare, cantare e recitare insieme a mia sorella, immaginando con la nostra fantasia di essere ricche signore impegnate a fare vita di società. Di recente ho scovato alcuni filmati di quando ero piccola (in questo periodo di covid non c’è molto da fare) allorché, ai matrimoni di parenti e amici, volevo sempre prendere il microfono per far sentire la mia voce. Tuttavia durante l’infanzia queste “doti artistiche” non le approfondii, perché per anni mi appassionai alla ginnastica artistica fin quando non mi ruppi il polso nel fare un “flic”all’indietro.
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A un certo punto (altrimenti non ti troveresti a essere intervistata in questa sede), hai incontrato il Teatro. Oppure è stato il Teatro a venirti a scovare. Vuoi raccontare quando e quali sono stati i primi approcci con la recitazione?
Decisi di approcciarmi al mondo del teatro quando nel 2009 lasciai Brescia per andare a studiare Servizio Sociale all’università di Padova. Probabilmente mi sentii finalmente libera di fare ciò che volevo e, trovato un volantino dove pubblicizzavano un corso di teatro, non ci pensai due volte. Devo dire che quel volantino mi aprii un mondo, conobbi una persona fantastica e molto competente che purtroppo oggi non c’è più, il regista Sergio di Mascio. Vide subito delle potenzialità in me e quando finii la prima sessione del corso mi chiese di entrare nella sua compagnia “I Contastorie” e dato che ero alle prime armi rispetto agli altri componenti, mi sottoposi felicemente alle sue lezioni private. Da questo percorso “accelerato” imparai moltissimo…
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Adesso che siamo entrati nel vivo dell’intervista, è venuto il momento di sapere da te qualcosa sulle tue esperienze in palcoscenico. Corsi di recitazione, spettacoli ai quali hai partecipato, persone che, in questo percorso, reputi averti insegnato qualcosa d’importante, oppure che hai sentito più vicine e affini.
Con la compagnia I Contastorie feci un solo spettacolo, Quadri da 《From medea》 di Grazia Verasani nelle vesti di una delle protagoniste. Dico solo uno perché successivamente il regista, purtroppo, venne a mancare. Smisi di fare teatro per un po’ probabilmente perché ero parecchio demoralizzata, ma dopo qualche tempo intrapresi un corso di cinematografia. Mi divertii molto e mi insegnò a essere più naturale, permettendomi infatti, negli anni che seguirono, di fare anche qualcosina di cinetelevisivo come alcuni cortometraggi, un video clip musicale, una puntata delle Selezioni finali di 《Donna avventura 》 e una piccola particina nella serie televisiva 《The Comedians》 con Bisio e Frank Matano. Nulla di eclatante anche perché capii subito che la mia passione principale era il teatro e così dopo la laurea mi iscrissi ad una scuola di Milano “Teatro Oscar”, che diede una svolta alla mia formazione teatrale. Mi permise inoltre di creare un duo comico gli “ A.2”. Insieme a una mia cara compagna interpretavamo due personaggi maschili: Armando lo sfigato del nord e Alfredo un rozzo del sud. Grazie alla nostra insegnante di improvvisazione ottenemmo un provino a Zelig che non andò a buon fine, purtroppo da allora non scrivemmo più niente. Successivamente partecipai ad alcuni spettacoli teatrali con diverse compagnie e registi di Brescia, tra i quali mi fa piacere citare 《Elektra》 con la regia Stefano Abastanotti, 《Blocco 13 Sonderkommando》 (una rivisitazione della shoah ) con Massimo Alberti, per la compagnia “Alchimia” di cui ero socia, e il mio primo monologo insieme all’interpretazione in segni di Chiara Gritti 《La bellezza della Lis》 per la regia di Pietro Arrigoni, un’opera innovativa sia per udenti che per sordi.
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Cosa rappresenta per te recitare? Intendo nella tua vita personale, nello scandire del tuo tempo…
La recitazione mi ha dato tanto, compreso il mio primo lavoro come assistente sociale. Potrà sembrare strano, ma grazie al fatto di entrare come volontaria conduttrice di laboratori teatrali in una comunità psichiatrica e terapeutica, ottenni in seguito il posto di assistente sociale. Dimenticavo che in quell’occasione ebbi la mia prima esperienza come regista e unire la mia professione alla passione per il teatro è stata un’esperienza indimenticabile, un’autentica esperienza di teatro sociale.
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Quando ci si dedica a un’attività creativa, in particolare artistica, c’è quasi sempre un personaggio che si sceglie come riferimento ideale. Ce n’è uno anche per te, in qualità di attrice?
I miei due attori preferiti sono Leonardo di Caprio per la sua versatilità, interpreta personaggi diversissimi in modo eccellente e Charlize Theron per la sua incredibile trasformazione nel film 《Monster》 , costante fonte di mia ispirazione.
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Quale tipologia di pièce teatrale senti più vicina alla tua sensibilità? La commedia o il dramma? Ci sono particolari drammaturghi e commediografi (autori classici o moderni che siano) che ami particolarmente?
Faccio quasi sempre drammi, ma la commedia mi diverte tantissimo.
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Se potessi vedere realizzati due desideri riguardo al tuo futuro di attrice, quali esprimeresti per primi?
In questo momento portare in scena il dramma 《Christine e Lea – Le serve》 e poi realizzare uno spettacolo mio con il sogno di fare una tournée e magari portarlo al Piccolo Teatro di Milano.
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Dunque siamo arrivati a《Christine e Lea》. In che modo ne sei stata coinvolta, quali sono state le tue prime impressioni sul testo di Patrizio Pacioni, quali sono le sinergie con altri attori e con la regista (o le eventuali problematiche -per esempio gli ostacoli messi da Covid). Cosa ti auguri per questa impresa?
Sono stata reclutata dalla regista Katiuscia Armanni, in sostituzione di un’altra ragazza, per interpretare il personaggio di Lea Papin, una delle sorelle assassie protagoniste della pièce. La proposta arrivò al momento giusto, anche perché in quel periodo, a causa del Covid, ero in astinenza di teatro e quando mi arrivò il copione mi appassionai al complesso personaggio di Lea, immaginando già come potessi realizzarlo. Non fu facile inserirmi in un gruppo già formato e affiatato , facendo prove solo on-line , ma i miei compagni di avventura si dimostrarono talmente gentili e disponibili che mi sentii presto a mio agio; tra l’altro Katiuscia la conoscevo già, perché un po’ di tempo fa avevo fatto con lei qualche lezione in preparazione all’accademia di teatro.
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E per finire… cosa hai in mente per il dopo 《Christine e Lea》?
La realizzazione di un pezzo mio, scritto da me e di mia regia, al quale, esagerando, si potrebbe aggiungere anche una mia interpretazione. Ho appena iniziato a scriverlo e non vedo l’ora di finirlo, anche se ci vorrà un po’, ma non chiedermi di più perché per ora non voglio anticipare altro.
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Brava brava Corinne! Fatti coraggio e avanti a tutta forza: hai le potenzialità x fare successo. Auguri!