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C’è una frase che mia mamma (o forse era mia nonna? o magari la cara zia?) era solita ripetere più delle altre, che pure le erano abituali: «Non si può stare vicini a qualcosa o qualcuno per un certo numero di anni conservando una fredda indifferenza.»
Che si tratti di un circolo, di un posto di lavoro, un quartiere, una città, infatti, alla fine gli esiti di tanta frequentazione si riducono, immancabilmente a due: l’amore e/o l’odio.
Io, di Brescia, amante scorbutica ma generosa, a volte altera nella propria dedizione al lavoro, ma nell’intimo accogliente e inclusiva, spesso anche sinceramente affettuosa, seppure con la discrezione consueta alla sua gente…
… di questa meravigliosa Brescia, superata senza eccessivi problemi l’inevitabile “crisi del settimo anno” (ma forse era il diciassettesimo, quello sconvolto dalla tempesta pandemica), ho finito proprio con l’innamorarmi.
E, ora, ecco che arriva questo straordinario quadrimestre a cavallo tra il 2021 e il 2022 che, a partire da sabato 27 novembre sancirà il sigillo di questo intenso legame sentimentale (mi auguro di cuore ricambiato) tra me e i luoghi che ho imparato a considerare la mia casa.
Tra prime teatrali dello stesso drammaturgo, nella stessa città, concentrate in un lasso così breve di tempo, per di più, credo che se non rappresentano un record da Guiness dei primati, gli arrivino decisamente vicino.
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- Si comincia appunto -come già scritto- 27 dicembre al Teatro Sant’Afra con «Christine e Léa – Le serve», dramma ispirato a uno dei più tragici fatti di sangue della storia francese, per la regia di Katiuscia Armanni e l’interpretazione di Stefano Comini, Paola Danieli, Erika Fappani, Federica Foresti e Lia Pironi;
- 11 e 12 dicembre al Piccolo Teatro Libero «Punto improprio», tratto dall’omonimo romanzo di Enrico Luceri, maestro del giallo italiano, per la regia di Fabio Maccarinelli e l’interpretazione di Cecilia Botturi e Andrea Moltisanti.
- A febbraio poi, data e sede in corso di definizione, andrà in scena il cupo «Zastava 999», ambientato nella piccola isola di Goli Otok, tristemente nota per avere ospitato uno dei più duri campi di concentramento del regime Titino, scritto a quattro mani con Daniela Morandini (eclettica artista camuna che figura anche tra gli interpreti della pièce).
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Se a ciò si aggiunge l’uscita prevista per marzo della nuova complessa indagine del commissario Cardona dal titolo «Cardona e il fantasma di Marlene» che proprio a Brescia è ambientata e che è edita dalla brescianissima casa editrice LiberEdizioni, lo straordinario quadro è completo.
Nella speranza (per quanto ovvio) che, almeno per questa volta, l’antico adagio latino “Nemo propheta in patria” si ritrovi a essere clamorosamente smentito dalla realtà, a proposito di adagi e massime auree, mi sia consentita questa osservazione: ho da tempo capito che, avendo a che fare con una Leonessa, è molto meglio abbracciarla… che tirarle la coda!
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