Le Uova di Colombo (12) – L’insostenibile oscenità dei nasi.

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Attenzione: qui si trattano OVVIETÀ NON PERCEPITE: spunti di riflessione su quegli argomenti che sembrano banali e scontati ma che, per molteplici quanto validissime occasioni, molto spesso non risultano affatto tali.

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Questo non sarà un grande uovo. Diciamo che sarà un ovetto perché non ho molto da dire. In realtà, si tratta solo di una raccomandazione, di una call to action, direbbe qualche amico mio. Ma è importante. Quindi uovo piccolo, ma concentrato.

Dal titolo, qualcuno penserà che voglia parlare della forma dei nasi. Egiziano, greco, aquilino, alla francese… Oppure di rinoplastica. Tradizionale, open… Per confondervi le idee, prima di entrare in tema, ci metto anche un bel primo piano di un tartufo. Chissà che anche questo non aiuti nella memorizzazione!

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Niente di tutto questo, invece. I nasi di cui desidero parlare oggi sono quelli che oscenamente, spudoratamente, impunemente (ahimè) sporgono fuori dalle mascherine. Sì, dalle mascherine che tutti portiamo e che ci proteggono (o meglio proteggono gli altri e, indirettamente, anche noi) dalla trasmissione del Covid.

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Provate ad andare per strada e fateci caso. Per me, ormai, è uno sport quotidiano. Ho elaborato anche alcuni dati statistici, che si riferiscono ai quartieri milanesi di De Angeli – Buonarroti – Fiera. Il 90% di “espositori di naso” sono uomini. Di questo 90%, un buon 50% è nella fascia di età che va dai 60 agli 80 anni. Quindi in quella fascia che è maggiormente a rischio e che, dunque, dovrebbe essere più attenta e informata.

Camminano tranquilli, “gli espositori”, ostentandolo, questo naso, al vento, al sole e alle intemperie. Se ne vanno per strade, negozi, supermercati, noncuranti degli sguardi della gente. Vanno in bicicletta, a volte. Più spesso a piedi. Procedono con passo baldanzoso, fieri di questo attributo che – il dubbio è lecito – sembrano considerare espressione di mascolinità. Una specie di sostituto di qualcos’altro, che – per comune senso del pudore – non si può esibire.

Ebbene sì – sembrano dire – guarda come è bello grosso (il mio naso, naturalmente)! Di fronte a cotanta arroganza, più o meno esplicita, più o meno consapevole, vengo presa da una indicibile rabbia, mista a disgusto. La tentazione di fermare il colpevole e dirgli: «Guardi signore, che ce l’ha fuori!» è forte, talvolta quasi irresistibile.

D’accordo, lo so e lo ammetto: io tendo ad essere ad essere un po’ eccessiva nelle mie emozioni. Ma dopo quasi un anno che ovunque e in tutti i modi si è scritto, mostrato, insegnato a come indossare correttamente la mascherina, mi sento scoraggiata e impotente davanti a tanta imbecillità. Se fossimo nella Milano, di manzoniana memoria, dove ci voleva niente per gridare «Dagli all’untore!», proporrei si diffondesse l’usanza di urlare davanti a questi signori «Dagli all’espositore!». Condannerei i colpevoli, non solo ad una multa, ma anche a portare sul naso per almeno un mese, sopra la mascherina, una molletta da bucato! Magari rossa. Che si veda bene.

Ma, poiché corre l’anno 2021 e siamo tutti molto educati, molto civili, molto gentili, mi limito a lasciare un’ovvietà, che spero venga, questa volta, percepita e introiettata: per favore, seguite e fate seguire le istruzioni. Sono semplici. Sono per il rispetto di tutti.

Più prudenza = meno pandemia. Eccolo, l’uovo di Colombo di oggi

E per stimolarne l’applicazione, regalo – a chi non le avesse ancora viste – una sequenza di foto, che una farmacista gallese ha pubblicato su Facebook. Protagonista il suo delizioso Springer Spaniel di nome Oakley. E poi li chiamano animali!

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Doverosa quanto probabilmente inutile avvertenza: dove c’è la x rossa vuol dire che è sbagliato.  Di conseguenza, andando per esclusione, laddove c’è la spunta verde (un’unica foto, per intenderci), è indicato il modo giusto di indossarla!

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Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è PatriziaSerra-637x1024.png   Patrizia Serra (*)

(*) Detta Zizzia (solo da sua madre), farmacista, ma anche copywriter e direttore creativo. Quindi multiforme o incasinata. Comunque da sempre fortemente resiliente, anche in era ante Covid.