Si è conclusa da poco la rappresentazione della commedia Cena tra amici, ispirata al film Le prénom del 2012.
Volge dunque al termine l’ennesima (riuscita) Rassegna del Sorriso (è la dodicesima!) realizzata sotto la direzione artistica di Gianni Calabrese. A concluderla, nel prossimo weekend, La rosa tatuata di Tennesse Williams, portata in scena dalla Compagnia Racconti di Scena.
Ecco per voi ciò che è successo al Pavoni.
LA STORIA
Il quarantenne Vincent, agente immobiliare, è stato invitato a cena dalla sorella Elizabeth e dal cognato Pierre (entrambi insegnanti). Alla piccola riunione conviviale partecipa anche un musicista da orchestra, Claude. In attesa che arrivi anche sua moglie, Vincent gestisce agevolmente la conversazione, ma quando il discorso s’incentra sul nome da dare alla creatura che la sua metà porta in grembo, la situazione si complica.
Cena tra amici è una pièce che si muove nel solco della tradizione teatrale boulevardier : l’azione, dai tempi comici ben scanditi, si concentra attorno a un nucleo centrale Infatti, inserendosi nella tradizione del teatro di qualità costruisce tutto attorno a un nucleo centrale, con l’ammiccante aggiunta, rispetto a La cena dei cretini di Francis Veber, di un pizzico di Gauche acculturata tipicamente transalpina.
IL FILM
Titolo originale: Le Prénom
Paese di produzione: Francia / Belgio
Anno: 2012
Durata:109 min
Genere: commedia
Regia: Alexandre de La Patellière, Matthieu Delaporte
Soggetto e sceneggiatura: Matthieu Delaporte
Montaggio: Célia Lafitedupont
Musiche: Jérôme Rebotier
- Patrick Bruel, Valérie Benguigui, Charles Berling, Guillaume de Tonquedec, Judith El Zein, Françoise Fabian, Yaniss Lespert, Miren Pradier, Alexis Leprise, Juliette Levant, Bernard Murat
LO SPETTACOLO
Si comincia con la voce di Gilbert Becaud che canta “Et maintenant“, i cui primi accordi accentuano lo scandire del tempo. Poi l’approccio didascalico, con la voce narrante che introduce, uno per uno, i partecipanti alla “cena” da cui scaturisce il titolo italiano della pièce.
Una lentezza esasperata quanto voluta, a sottolineare l’immobilismo soporifero delle convenzioni, delle buone maniere a ogni costo: armature e scudi dei deboli, solide allo sguardo, quanto fragili nel momento in cui uno scherzo, un semplice equivoco o un casuale accidente, vanno a intaccarle.
Perché a volte sono proprio gli equivoci, gli apparenti o reali fraintendimenti, magari su questioni marginali come la scelta del nome da imporre a un nascituro, ad aprire la porta all’irrompere della verità vera.
D’incanto, una volta cadute le maschere, una volta superato il confine dell’apparenza, cresce velocemente anche il ritmo della rappresentazione. Gli attori sono vogatori concentrati che, all’ordine del timoniere, incoraggiati dagli applausi del pubblico, aumentano il ritmo della remata, fino al sorprendente quanto travolgente finale che si alimenta di un urticante gioco della verità portato, reciprocamente, fino al massacro.
Bravi gli interpreti (cito, primo tra tutti, l’appassionato monologo finale di un’ispiratissima Lucia Cacciola che ha saputo meritarsi un’ovazione a parte), dal gelido Gianni Calabrese allo stordito (ma non tanto, come si comprenderà nel sorprendete finale) Massimo Pedrotti, dall’elegante quanto vacuo Valerio Busseni all’iper razionale Annamaria Pederzoli, tutti perfettamente calati nei personaggi. Ordinata la regia, accattivante la scenografia.
Meritati i prolungati e convinti applausi finali.
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GuittoMatto
Sono Luisa Cacciola, una degli interpreti di Cena Tra Amici, al Pavoni. Ringrazio commossa, per il piacevole commento, Patrizio Pacioni, che bene ha saputo disegnare i tratti del nostro lavoro, peraltro dilettantistico, ma non per questo meno impegnativo: siamo guidati da una forte passione, consapevoli che il risultato puo’ essere sempre passibile di miglioramenti.
Gli applausi del pubblico, il loro divertimento finale e le belle parole di Patrizio Pacioni sono il nostro Happy End, la nostra gratificazione finale. Un grazie a tutti coloro che ci hanno seguito ! Alla prossima…
Luisa, ti assicuro che certi lavori “dilettantistici” come Tu li chiami, ma portati avanti con passione espressiva, con amore per la recitazione e con tanto impegno personale, risultano, alla resa dei conti, più godibili di altri “professionistici” in giro nei c.d. “teatri importanti”.
Spero di vederti ancora e preso all’opera.
PS
Grazie per i complimenti che mi fai, ma l’articolo è firmato dal fantomatico quanto misterioso GuittoMatto 😉