Il 16 ottobre 2017 nasca ufficialmente a Roma l’Associazione Le Ombre di Platone ETS. Ente del Terzo settore, appunto, ma anche, aggiungo io, Ente della Quarta Parete.
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Vale a dire l’espressione che indica, nel gergo del mondo dello spettacolo, quel muro immaginario, eretto in modo ideale e immaginifico tra la platea e il palcoscenico, attraverso il quale gli spettatori assistono all’azione scenica di un’opera teatrale.
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Della quarta parete si tratta già a partire dal diciottesimo secolo, precisamente dalla pubblicazione nel 1758 del saggio De la poésie dramatique come ideale completamento delle tre pareti che normalmente formano il palcoscenico.
Neanche sette anni di vita e di attività, dunque, e nel frattempo…
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Avete letto (anzi contato) bene: 15 produzioni in sette anni. Più che un record, in un mondo problematico come quello dello spettacolo di prosa, un autentico delirio.
E, tanto per rafforzare il concetto anche dal punto di vista visuale, segue una rassegna di alcune delle locandine che hanno accompagnato gli spettacoli firmati Ombre di Platone:
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Per rafforzare ulteriormente il concetto, cioè per mettere nella giusta luce un’attività così intensa e di altissima qualità artistica e tecnica, ho incontrato a Roma la presidente dell’Associazione, Pia Di Fiore, per porle alcune domande.
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Signora Presidente… o Presidentessa…
Facciamo Pia… e non se ne parla più?
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D’accordo: Pia, allora. Quando si trovò nell’ufficio del commercialista per sbrigare le formalità relative alla fondazione delle Ombre di Platone, insieme agli altri soci fondatori (Fabrizio Musumeci, Gaetano Crivello e Patrizio Pacioni – n.d.r.) poteva anche lontanamente immaginare che per la nuova iniziativae le cose si sarebbero evolute in modo così tumultuoso e positivo?
Per essere sincera assolutamente no. Certo, avevo fiducia nelle persone che si stavano imbarcando con noi in questa coraggiosa… no, direi temeraria impresa, ma dalle aspettative alla concretezza dei fatti il passo è fin troppo lungo. Ovviamente, oltre all’impegno di tutti, c’è voluta anche una buona dose di fortuna per arrivare a diventare ciò che stiamo diventando.
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Fortuna? In che senso? Può fare un esempio?
Mi riferisco a quella benedetta fortuna che, come recita un conosciutissimo detto popolare, aiuta gli audaci. Era l’inverno a cavallo tra il ’19 e il ’20 e ci capitò l’occasione di poter assumere, a un prezzo di subentro gestionale più che ragionevole, la conduzione di un bel teatro romano. L’affare avrebbe dovuto concretizzarsi entro la fine di gennaio, se non che sorse una controversia con i gestori uscenti in merito alla futura conduzione, che fece saltare la trattativa.
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Strano modo d’intendere la buona sorte.
Invece, nel nostro caso, fu proprio così: da lì a pochi giorni scoppiò anche in Italia, con grande virulenza, l’epidemia di Covid che, tra le tante altre nefaste conseguenze sanitarie ed economiche, causò la chiusura dei siti teatrali per un lunghissimo periodo di tempo. Se avessi già apposto la mia firma su quel contratto, l’ancora giovane associazione si sarebbe trovata caricata sulle ancora esili spalle un importante investimento che in nessun modo avrebbe potuto essere ammortizzato nel breve.
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Passiamo però a qualcosa di più positivo.
In questo senso c’è davvero l’imbarazzo della scelta. Da dove vuole che cominciamo, dall’inizio… o dagli avvenimenti più recenti?
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Direi dal principio, se non altro perché quelli del mio segno zodiacale (la vergine) sono universalmente considerati maniaci dell’ordine. Anche se le posso assicurare che, per quanto riguarda il sottoscritto, non è proprio così…
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Io invece sono del cancro, che è un segno possessivo e per giunta sono anche siciliana. Non so se mi spiego.
Si spiega perfettamente. Ma veniamo alle storie di successo, almeno due: la più antica (se di antichità si può parlare per una creatura che ancora deve compiere sette anni, come appunto Le Ombre) e la più recente.
Considero un grandissimo successo avere coinvolto nelle nostre iniziative nominativi del mondo dello spettacolo e dello showbusiness di grande prestigio e rilevo. Personaggi come Antonio Conte, Matilde Brandi, Alessia Fabiani, Mario Zamma, (oltre agli altri che hanno partecipato e stanno partecipando alle nostre produzioni, tutti elementi di grande personalità e professionalità, che colgo qui occasione di ringraziare uno per uno, indistintamente) hanno contribuito in modo determinate a dare lustro e notorietà alla nostra associazione. E sono in lavorazione nuovi spettacoli che vedranno coinvolti altri straordinari interpreti, pria tra tutti una certa Nadia Rinaldi.
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In rapida successione Pia Di Fiore ripresa in un teatro romano insieme all’attore Massimo Ghini, con l’attrice Alessia Fabiani, tra Mario Zamma e il compianto Lando Buzzanca e, per concludere con Matilde Brandi.
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Questo presumo che valga soprattutto per il passato. Manca un altro esempio positivo per il presente e, soprattutto il futuro.
No, che non manca, invece. L’approdo al Teatro Parioli, dove si è recentissimamente tenuta l’anteprima nazionale del dramma «L’Erborista» scritto da Patrizio Pacioni (che, oltre a essere come già accennato uno dei soci fondatori è anche l’home dramaturg delle Ombre di Platone) insieme al giovane Federico Ferrari, da noi prodotto in collaborazione con ENFI Teatro per il brillante quanto convincente debutto alla regia di Salvo Buccafusca, più che un punto di arrivo rappresenta una base di partenza per un’ulteriore ascesa e per il definitivo inserimento, a pieno titolo, nel gotha della prosa nazionale. E io, come socia e come presidente, ne vado particolarmente orgogliosa.
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Per concludere questo incontro e l’intervista, mi autorizza a porre una domanda di carattere personale?
Dipende da quanto è personale! (sorride)
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Molto personale. Non è che per caso, il versatile e poliedrico attore palermitano Salvatore Buccafusca che ha appena citato, in arte Salvo, è suo marito? Risponde al vero questa notizia?
È la pura verità, confermo. Solo che non è per caso ma per precisa, condivisa e convintissima scelta. Ci fidanzammo una vita fa, quando io ero ancora un’adolescente in fiore e lui un aitante caruso, e da allora siamo rimasti insieme con amore appassionato e grande rispetto reciproco. È grazie a lui, alla sua innata e irrefrenabile passione a tutto tondo per il palcoscenico, che mi sono avvicinata al mondo del Teatro e ho imparato ad apprezzarlo nella sua interezza. E poi, cosa che non guasta mai, in questi casi, Salvo si è rivelato e sempre dimostrato un padre straordinario e amorevole per i nostri figli. A proposito, guarda a volte come sono le coincidenze: proprio domani, 26 aprile, è il suo …esimo compleanno! E ci sarà una gran festa…
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Accanto all’immagine con la quale i coniugi Buccafusca – Di Fiore hanno augurato buon anno ai followers della pagina FB dell’Associazione, Salvo Buccafusca ritratto insieme alle star internazionali Franco Nero e Ray Winstone.
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Ecco, siamo arrivati alla fine, a quanto pare. Siccome, però, tra le mie non poche colpe c’è anche quella di occuparmi di Teatro impegnandomi costantemente a diffonderne e illustrarne insieme alla filosofia e alla storia anche anche il glossario e la terminologia tecnica, con un’inversione a U torno a quanto accennato nelle prime battute del post, vale a dire alla cosiddetta “quarta parete“. Mi riferisco in particolare a quella locuzione (“rottura della quarta parete“) che indica per contrasto la situazione in cui gli attori sono consapevoli di essere osservati e da questo, nella loro recitazione, più o meno esplicitamente ma con assoluta convinzione si riferiscono al pubblico.
Come in tutte le cose c’è un modo buono e uno meno buono per riuscirci nel migliore dei modi e quelli scelti e impiegati dall’Associazione Le Ombre di Platone ETS, ormai è ampiamente provato, sono tra i più bravi a farlo.
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