Le Uova di Colombo (5) – La vera storia di una storia di chi fece la Storia

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Attenzione: qui si trattano OVVIETÀ NON PERCEPITE: spunti di riflessione su quegli argomenti che sembrano banali e scontati ma che, per molteplici quanto validissime occasioni, molto spesso non risultano affatto tali.

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A ben pensarci, forse sarebbe dovuto essere proprio questo il primo articolo del blog. Se così non è stato, credo che sia per l’aver dato per scontato che tutti conoscessero la storia dell’uovo. Che sia vero, oppure no, un’attenta e approfondita ricerca da me svolta, ha fatto emergere che attorno a questo benedetto uovo circolano un bel po’ di aneddoti.

Una cosa è certa: per uovo di Colombo o di altri (vedremo…) si intende una soluzione semplice, banale magari, per un problema complesso o considerato addirittura irrisolvibile.

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Ma torniamo al nostro celeberrimo uovo.

La leggenda, quella più diffusa, ci narra di Cristoforo Colombo, reduce dalla scoperta delle Indie, invitato ad un banchetto dal Cardinal Mendoza. Un convivio di personaggi importanti al quale erano presenti molti nobili di Spagna che, chi per invidia, chi per arroganza, facevano di tutto per sminuire la scoperta del genovese.

In particolare affermavano che chiunque, con i mezzi dati a Colombo, sarebbe riuscito a fare quello che lui aveva fatto.

Si dice che, nascondendo a stento l’irritazione, Colombo prendesse un uovo e sfidasse gli astanti ad un’impresa altrettanto facile: far stare l’uovo diritto.

E ci prova uno, e ci prova un altro e poi un altro ancora. Nulla. Quest’uovo rimane irrimediabilmente sdraiato. Alla dichiarata rinuncia dei partecipanti, ecco che, con sorrisino ironico e molta faccia tosta, il nostro eroe afferra l’uovo, gli dà un colpetto deciso ad una estremità e lo posa bello ritto sul tavolo.

A questo punto della storia, sembra che i “buh!”, “bella forza!”, “così non vale!” etc. etc. si siano sprecati, assieme ai “così chiunque di noi lo può fare!”.

E Colombo per tutta risposta: “Signori miei, voi avreste potuto farlo, ma IO l’ho fatto!”.

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Lorenzo Lotto – Ritratto di Cristoforo Colombo.

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Siamo nel 1493.

Ma – attenzione! – un po’ di anni prima, intorno al 1418-1420, sembra che l’uovo fu fatto stare in piedi con la medesima tecnica nientemeno che da Filippo Brunelleschi che gli diede, come racconta il Vasari, “un colpetto sul culo”.

In questo caso la ragione del contendere era il progetto per la costruzione della cupola del Duomo di Firenze, che Pippo Brunelleschi si aggiudicò.

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  Chi mai sì duro o sì invido non lodasse Pippo architetto vedendo qui struttura sì grande, erta sopra e’ cieli, ampia da coprire con sua ombra tutti e’ popoli toscani, fatta sanza alcuno aiuto di travamenti o di copia di legname, quale artificio certo, se io ben iudico, come a questi tempi era incredibile potersi, così forse appresso gli antichi fu non saputo né conosciuto?»
L. B. Alberti, De pictura

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Il Vasari, tuttavia, racconta l’aneddoto, ma non lo conferma. Lo dà, infatti, come un sentito dire. È probabile che la leggenda sia nata vedendo proprio il progetto della cupola che nella forma può ricordare vagamente un uovo.

Da brava genovese, io rifiuto categoricamente questa attribuzione e tifo per Colombo, sull’uovo del quale circola anche un’altra versione. In questa – meno nota – si narra che Cristoforo non diede nessun colpetto all’uovo. Ricorse, invece, ad un espediente, diciamo così, più nobile e più colto. L’ipotesi nasce dall’acuta osservazione che gli spagnoli, sangue focoso e, a quei tempi, molto inclini alle armi, al Colombo mica gliela avrebbero fatta passare una “belinata” così!  Minimo una sciabolata, se non un duello all’ultimo sangue!

Nella seconda versione, dunque, si ipotizza che Colombo fosse un fine conoscitore della struttura anatomica delle uova di gallina.

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<a href=”https://it.freepik.com/vettori/cibo”>Cibo vettore creata da brgfx – it.freepik.com</a>

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Come mai un navigatore, fosse così edotto sulle uova non ci è dato sapere, né viene spiegato. Forse, come molti personaggi geniali, era un curioso e si era documentato, andando al mercato di Porta Soprana, dove era nato e dove ancora si possono ammirare i resti della sua casa.

Ordunque, conoscendo Colombo l’anatomia dell’uovo, sapeva che esso possiede alla base una sottile intercapedine piena di aria.

Questa intercapedine può essere rotta. Come?

Scuotendo violentemente l’uovo e facendo una bella emulsione del suo contenuto. A questo punto, sarebbe bastato poggiare l’uovo su una superfice piana ed il contenuto più pesante sarebbe andato sul fondo, facendolo stare diritto.

Provare per credere.

Io ora vi lascio. Vado a comprare le uova per fare la prova. Male che vada, mi faccio una frittata. Anche se – incredibile ma vero – qualcuno all’uovo di Colombo in cucina ci ha già pensato. Ed eccovi la ricetta.

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E buon appetito.

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Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è PatriziaSerra-637x1024.png   Patrizia Serra

detta Zizzia (solo da sua madre), farmacista, 
ma anche copywriter e direttore creativo.
Quindi multiforme o incasinata. Comunque da sempre
fortemente resiliente, anche in era ante Covid.

 

3 commenti su “Le Uova di Colombo (5) – La vera storia di una storia di chi fece la Storia

  1. In primis, non so se l’appellativo Zizzia, tanto originale quanto bello, e se “nomen omen”, allora “dictum pulchritudo ,abbia o meno un copyright, ovvero se l’utilizzo implichi delle royalties….
    Tenderei a pensare di sì, vista la provenienza…che è anche la mia…e per questo mi permetto.

    Interessantissima la trattazione, alla quale aggiungerei che l’intercapedine d’aria permette anche di ottenere un’indicazione della freschezza
    dell’uovo stesso. Ed a sprezzo del pericolo, affermo che il principio si rifà ad Archimede….anche qui, provate e riportate….rendiamo ancor più viva questa rubrica !

    Per finire, mi permetto di suggerire un approfondimento del lessico dei due designer del video….ed esternate quello che pensate.
    Ad majora

    1. Da casalinga di Milano (meno nota rispetto a quella di Voghera), confermo che più l’intercapedine dell’uovo è piccola, più l’ovetto è fresco di gallina . Sul lessico degli chef designer(s), mi astengo. In fondo, ogni campo specialistico utilizza significati e significanti che gli sono propri. Io li ho trovati simpatici e incuriosenti. In fondo, anche la loro “ricetta” è un’ovvietà non percepita. Per aggiornarvi, ora ho le uova, ma mi manca il siringone con l’agone per estrarne il contenuto. Penso che rinuncerò.

      1. Ms Patrizia, casalinga di Milano, afferma, correttamente, che: “più l’intercapedine dell’uovo è piccola, più l’ovetto è fresco di gallina”, (sarebbe preoccupante se lo fosse di gallo…); ma la domanda che sorge spontanea è: come fa la casalinga di…..qualsia città d’Italia, a verificare quale sia la dimensione dell’intercapedine all’interno dell’uovo ?
        Ci semplifica la vita il fatto che l’interesse primario della casalinga, ma anche di un casalingo, non facciamo distinzioni di genere..dicevamo, che la cosa principale che interessa è poter verificare la freschezza o meno dell’uovo .
        Ma è l’ “uovo di Colombo”: inseriamo, con accortezza, l’uovo in un recipiente pieno d’acqua e se l’uovo va a fondo: è fresco, se stenta ad affondare o rimane a galla: è meno fresco.
        E dalla dinamica dell’affondamento o del galleggiamento, un occhio esperto può determinare anche il grado di freschezza o meno.

        Signora mia, vuol mettere il “sirigone con l’agone”, (agone, in che senso?), con un “egg extractor timeless” ? Quest’ultimo costa almeno 50 € in più del primo…
        All the best !

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