Attenzione: qui si trattano OVVIETÀ NON PERCEPITE: spunti di riflessione su quegli argomenti che sembrano banali e scontati ma che, per molteplici quanto validissime occasioni, molto spesso non risultano affatto tali.
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Colgo lo spunto da uno dei mille commenti espressi dalla stampa e dalle tv sull’esito delle votazioni che si sono recentemente tenute per il rinnovo delle amministrazioni regionali di Lazio e Lombardia. In questo caso due righe estrapolate da una dotta analisi politica del giorno dopo (dell’appuntamenti elettorale) pubblicata su un’importante testata nazionale. Per essere ancora più precisi uno di quegli “articoli di fondo” che, in un modo o nell’altro, esprimono sia pure ufficiosamente, la linea del quotidiano.
Discettando sulla sconfitta, assai simile a una vera e propria disfatta, di una delle parti in causa (ovviamente l’opposizione, nel caso specifico) il titolato e ispirato articolista osserva, riferendosi ovviamente ai perdenti, che “non poteva pretendere di affermarsi uno schieramento i cui componenti, invece di pensare di fottere gli avversari, s’ingegnavano (e si ingegnano) a fottere gli alleati”.
Lungi da me, sia ben chiaro, l’intenzione di addentrarmi in quel meandro di ragionamenti di strategia politica che, come si sa, il più delle volte si rivelano esplorazioni del nulla fini a se stesse. Quel che mi ha colpito e che mi accingo a sottoporre alla vostra attenzione, sempre che riesca a propiziarmela, invece, è l’utilizzo tradizionalmente improprio (e becero al di là del lessico) del verbo “fottere”.
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Un utilizzo del termine, conseguentemente, assai lontano se non in stridente contrasto con la pratica del cosiddetto politically correct (*) in materia tra l’altro di orientamento sessuale che, pure, negli ultimi tempi si è trasformato in un incontestabile quanto tassativo (e a mio modestissimo avviso a volte fin troppo amplificato) mantra.
Seguitemi ora in un breve ma essenziale ragionamento: da Uovo di Colombo, insomma.
Secondo l’autore dell’articolo, che peraltro non fa che rifarsi a un’opinione (direi quasi un valore, anzi, un disvalore) formulata nella notte dei tempi e da millenni largamente condivisa e diffusa a piè sospinto da larga parte della popolazione mondiale, soprattutto quella di sesso maschile. I termini della metafora sessuale e sessista sono piuttosto semplici, qualcuno direbbe a portata d’idiota: chi fotte è bravo, è forte, è furbo, chi è fottuto (pur se felicemente partecipe del rapporto) è debole, sottomesso, sostanzialmente un perdente.
E siccome, di solito, anche se non sempre, nella copula chi penetra (dunque colui che fotte) è maschio e colei che è fottuto per lo più è femmina… qui mi ritiro in buon ordine lasciando a voi trarre le debite conseguenze e considerazioni sul fallico delirio di onnipotenza.
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(*) «L’espressione angloamericana politically correct (in ital. politicamente corretto) designa un orientamento ideologico e culturale di estremo rispetto verso tutti, nel quale cioè si evita ogni potenziale offesa verso determinate categorie di persone. Secondo tale orientamento, le opinioni che si esprimono devono apparire esenti, nella forma linguistica e nella sostanza, da pregiudizi razziali, etnici, religiosi, di genere, di età, di orientamento sessuale o relativi a disabilità fisiche o psichiche della persona» (Enciclopedia Treccani)
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Patrizio Pacioni (*)
(*) Scrittore, drammaturgo e blogger
Che sorpresa vedere che l’esimio P. Pacioni è entrato a far parte del Metaverso…..
Necessita un’esegesi…sul perché, sul percome, sullo sfondo…alquanto preoccupante,
sulla postura meditabonda….lo sguardo, diciamo, potrebbe intendersi proiettato verso il futuro.
Benevolmente, direi….
Chi vivrà, vedrà !