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Il varo di una nuova rubrica rappresenta sempre un bel momento. Un po’ come quello di una nave, e analoghe sono le opposte preventive: un lungo e sereno viaggio tra le onde, senza escludere però rischi di incaglio o di naufragio.
Questa, in particolare, è stata partorita dalla fervida fantasia dell’amico Carlo Geri (illustre ingegnere sempre attento alle innovazioni tecnologiche giovevoli al sociale, esponente di spicco all’interno della preziosa organizzazione dei Medici Volontari Italiani oltre che carissimo amico) che per questo e per molto altro ringrazio di cuore.
Il titolo della rubrica (con relativo sottotitolo esplicativo) è:
«Le Uova di Colombo»
(ovvero: ovvietà non percepite)
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L’idea è quella di soffermarsi con arguta leggerezza (ma anche con opportune argomentazioni), grazie a voci e approcci di diversi articolisti, riguardo a diversi spunti di riflessione visti sotto diverse angolature, su alcuni argomenti che sembrano banali e scontati ma che, per molteplici quanto validissime occasioni, molto spesso non risultano affatto tali.
Si comincia dunque con questo articolo firmato da Patrizia Serra, nel quale si discorre dei cambiamenti intervenuti nelle italiche (e non solo) consuetudini festaiole di fine anno grazie (si fa per dire) all’arrivo e all’incarognirsi della pandemia.
Buona lettura, buon 2021 e buona vita a voi tutti.
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C’era una volta il Natale…
Ma voi ve lo ricordate il Natale, quello che iniziava il 15 novembre e terminava il 7 gennaio per poi fondersi, in un continuum di luculliane celebrazioni, nel carnevale?
Se poi il carnevale era ambrosiano, dagli alla grande!
Ve le ricordate le code di 4-5 ore per raggiungere il centro città ed approvvigionarvi, sgomitando come un dannato tra i vostri simili, dei regali più improbabili e dei cibi a più elevato tenore calorico?
E le visite?
Le visite pre-natalizie per portare ad amici, frequentabili solo in occasione delle feste comandate, i vostri improbabili doni, ricevendone, in cambio, regali altrettanto raffazzonati:
- Stella di Natale, pianta velenosissima per il vostro adorato gatto
- Cesti, ridondanti di paté de fois gras, orribile e disgustoso intruglio per tutta la vostra famiglia fondamentalista vegetariana
- Presine fatte all’uncinetto, assolutamente autartiche, e quindi impossibili da usarsi pena ricovero in reparto grandi ustionati
E abbracci, sbaciucchiamenti reciproci, con ampio scambio di olezzi e materiale organico.
E poi… poi veniva il giorno. Quel giorno!
Il giorno del pranzo di Natale.
Come tutti gli anni da mamma che, inevitabilmente, radunava attorno alla grande tavolata, in ordine sparso:
- Quella cafona di vostra sorella, con il marito peggio di lei, per non parlare dei due marmocchi, maleducati e viziatissimi
- Quello sfigato di vostro cugino, sempre reduce da qualche disastro (economico, sentimentale, sanitario)
- L’attuale fidanzata del cugino sfigato, vedova con due figli e sul punto di lasciare il cugino sfigato per godersi finalmente la sua vedovanza
- La vicina del piano di sotto, poverina, tanto sola e, in più, sofferente di ipoacusia, catarro cronico e incontinenza sia urinaria che fecale
- La grassa e famelica badante uruguaiana della suddetta vicina con l’attuale magro e anoressico compagno filippino.
Ma voi che facevate? Rassegnati al sacrificio annuale, sopportavate anche perché in fondo, come si dice da sempre “Natale con i tuoi…”
Ma poi… poi è arrivato il Coronavirus!
E lui, l’orrido SARS CoV 2, ha portato via quel Natale.
Non più visite ad amici e parenti. Non più corse a improbabili regali e conseguente scambio di questi. Non più abbracci e baci. Non più grandi tavolate dove condividere banalità e frasi di circostanza con la sorella cafona e suo marito peggio di lei. Non più urla e dispetti dei viziatissimi e maleducati figli. Non più racconti degli sfigatissimi accadimenti dello sfigatissimo cugino. Non più sospiri di noia e occhi al cielo della di lui attuale fidanzata. Non più vicine sole e maleodoranti con relativa badante e compagno al seguito.
E voi?
Dopo anni di silenziosa sopportazione di quel Natale, ci si aspettava da voi:
- salti di gioia e canti a squarciagola dalla vigilia a Santo Stefano;
- ubriacature solenni mescolando, con le lacrime agli occhi per lo scampato sacrificio, suddette lacrime con spumante, rum giamaicano e whisky scozzese;
- “spaparanzamenti” sul divano immancabilmente abbigliati con pigiama, pantofole, sfoggiando fieramente capelli arruffati e barba lunga di due giorni;
E invece….
Voi, cosa avete fatto voi?
Avete scritto su Facebook, su Twitter e su tutti i social conosciuti, e poi su Whatsapp, Messenger, Telegram, Signal, etc. che:
“Questo non è un Natale”.
Senza abbracci, sbaciucchiamenti, regali da scartare, stando tutti vicini vicini, senza tavolate da 20 persone in su, senza riunioni con amici – anche quelli che vedevate solo nelle feste comandate – senza parenti (non importa se odiosi, antipatici e che definivate serpenti), insomma senza QUEL maledetto Natale, la vita non era più vita e, quasi quasi, non era più degna di essere vissuta.
In conclusione, escludendo coloro che se ne sono stati, buoni buoni, senza fiatare, e, magari, anche con soddisfazione e diletto, in casa, agli altri, quelli che sono andati anche in TV con le lacrime agli occhi, non resta che dare un suggerimento: amici cari, se lo volete, tutti giorni può essere Natale! Soprattutto quando si è in zona gialla.
E forse, se davvero vi mancano, i vostri parenti non sono poi così serpenti.
Patrizia Serra (*)
(*) Patrizia, detta Zizzia (solo da sua madre), farmacista, ma anche copywriter e direttore creativo. Quindi multiforme o incasinata. Comunque da sempre fortemente resiliente, anche in era ante Covid.
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per le foto inserite a corredo di questo post, si ringrazia www.unsplash.com e www.pexels.com
Il mio non è un commento, ma la richiesta di un’informazione. Ebbene, un comune amico di Barletta mi ha fornito l’indirizzo del sito. A chi dovrei inviare eventuai pezzi?
Salve, Domenico.
Grazie per l’interesse manifestato e per la disponibilità espressa.
Puoi mandare le tue proposte di articolo all’indirizzo email patrizio.pacioni@gmail.com.
A presto!
Un comune amico di Barletta mi ha fornito l’indirizzo del sito. Ebbene, dove potrei inviare miei pezzi?
Vero, l’ovvio non è più così scontato. Grazie, rubriche così sono una boccata d’aria fresca (mascherina permettendo).
Caro C.G., essendo caduto in una crisi quasi mistica ed in cerca di un possibile conforto, ho riletto la tua mail che introduceva alle “ovvietà non percepite”, e da mistico son divenuto perplesso . E questo in quanto, non solo ora, ma anche in gioventù, il sentore era ed è di essere in un loop , e mi torna alla mente la storiella dell’ uomo occidentale che lavora come un matto per fare tanti soldi e si ammala, poi usa quei soldi per curarsi e guarire, e una volta guarito torna a lavorare ecc. ecc… Ora mi sento, anche se in un contesto totalmente diverso da quello di decenni or sono, come l’occidentale di cui sopra, ritornato nel loop e mi domando: che c’azzecca l’OVVIETA’ NON PERCEPITA ? La mia è una CRISI PERCEPITA !
Un saluto quasi mistico e decisamente perplesso
E’ ovvio che C.G. sia io: Carlo Geri.
Ed è anche ovvio che questo commento abbia un po’ sparigliato il “modus giocandi” di questa iniziativa.
L’ho letto, riletto e ritengo che lo si debba considerare come un invito a giocare a carte scoperte, per stare in tema di spariglio.
Ovvero a mettere un po’ da parte i nostri bisognini, la nostra individualistica voglia di star bene a tutti i costi, e che si debba raggiungere la consapevolezza che
tutto quello che facciamo, ma proprio tutto, anche stare acquattati e soli in casa, significa coinvolgere tutta la comunità, vicina e lontana.
Necessita un “coming out” a livello di paradigma comportamentale da parte di ognuno di noi.
Chiedo a yidaki: ci ho azzeccato ?
(poi vado a vedere su Google chi/cosa sia)
Brillante iniziativache richiederà un notevole impegno.
Piacevole articolo
Grazie
L’iniziativa è stata di Patrizio, il piacevole articolo di Patrizia, speriamo che non solo i “Patrizi” sentano il richiamo di Colombo,
ma anche, alla Veltroni, sic!, le Silvie, le Anne e le Marie, che magari, mettendosi assieme….., ma che ovvietà…
Grazie a te,
Carlo
Quindi il covid ci insegna che dobbiamo liberarci quando saremo liberi ……
Idea brillante! Buona la prima, continuate così!
Alvaro
Sfida audace e percorso spinoso, nel corso del quale bisognerà saper distinguere tra banalità banali e finte banalità.
Se il buongiorno si vede con il mattino (nel senso del primo articolo) magari ce la farete.
In bocca al lupo!
Laura Lelli
In primis ringrazio, poi concordo e nel contempo non credo che per il momento si corrano i pericoli summenzionati.
E questo a seguito del fatto che i riscontri ricevuti extra blog, riguardano per lo più la semantica del sottotitolo.
Devo anche aggiungere che in detti riscontri, ovvero mail, si trova anche la pesantezza del momento,
la noia del non saper cosa fare nelle ore vuote a casa e così via…..
A questo punto penso che, se non si manifesta una Patrizia 2, anche al maschile, diciamocelo…non è cosa facile, mi accingerò a scrivere
del sottotitolo: da quale contesto provenga, le dinamiche mentali che hanno portato a coniarlo e perché è piaciuto tanto a me,
a Patrizio ed a Patrizia.