“I m’à ciapà!” – “I m’à ciapà!” – “I m’à ciapà!” – “I m’à ciapà!”
È così che stamattina, nell’aula magna dell Istituto d’Istruzione Superiore Pietro Sraffa di Brescia è finito l’intervento di Patrizio Pacioni: con più di 100 ragazzi che battevano le mani a tempo mentre Marietto ritmava vigorosamente una sua poesia.
Una mattinata intensa, sia per lo scrittore che per gli studenti, organizzata nell’ambito di un percorso per la legalità che è al centro delle attività didattiche di questo anno scolastico. Prossima tappa il 21 maggio, con la premiazione del concorso letterario interno organizzato come negli anni scorsi dalla professoressa Annabruna Gigliotti di concerto con la direzione della scuola, i cui elaborati saranno giudicati ancora dallo scrittore e drammaturgo romano, amico ormai di vecchia dato dell’Istituto di via Comboni.
Pacioni ha introdotto l’evento parlando della valenza dell’impegno sociale e civile di una certa tipologia di teatro (di cui si è occupato anche giovedì scorso insieme a Biagio Vinella nel corso del terzo appuntamento del talk-show “… e quindi?”). Poi si è passati alla proiezione del film “Il lettore” scritto da Patrizio Pacioni e Fabiana Cinque per la regia di Martina Girlanda, realizzato all’interno della casa circondariale di Busto Arsizio, con la recitazione dei detenuti del Gruppo Angelo.
Nella seconda parte Marietto ha raccontato il proprio percorso di espiazione e riscatto, accelerato e rinvigorito proprio dalla pratica del teatro e della poesia.
Conclusione davvero alla grande con la lettura rappata di “I m’à ciapà“, con la partecipazione di un gruppo di giovani “coriste” volontarie e quella di tutto il resto del giovanissimo ed entusiasta pubblico di studenti.
“Mi piace assai parlare a un pubblico così giovane” è stato il saluto finale di Pacioni.
“Perché se è vero che m’impegno con tutte le mie forze -per quanto è nelle mie possibilità- a fornire un contributo alla vostra crescita, è altrettanto vero che è assai di più ciò che regolarmente, ogni volta che vengo qui allo Sraffa (come in altre scuole), mi porto via” .
E se lo dice lui… c’è da crederci, no?
Bonera.2