Goodmorning Brescia (221) – La nuova perla di Giada

La Sala della Lettura della palazzina di Campo di Marte è uno spazio funzionale e confortevole recuperato recentemente dal Comune di Brescia mediante la ristrutturazione e il riammodernamento di quanto restava dell’abitazione del custode del campo ginnico militare. Il parco, grazie all’intervento della mano pubblica, è divenuto uno degli spazi verdi più accattivanti e frequentati della città.  

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Qui si è tenuta ieri, per iniziativa e con il patrocinio dell’assessorato alle Pari opportunità del comune di Brescia, la presentazione del romanzo《Il convento dei segreti》 di Giada Trebeschi, storica  e scrittrice di origini bresciane / emiliane attualmente residente in Germania.

Introduce l’evento Roberta Morelli, responsabile dell’assessorato delle Politiche giovanili e delle Pari opportunità che, ricorda la cospicua serie di iniziative collegate all’8 marzo.

Una ricorrenza che dovrebbe -anzi deve- essere tenuta presente non un solo giorno né un solo mese ma nel corso di tutti i trecentosessantacinque giorni che compongono un anno》 sottolinea con enfasi.

Un particolare focus, tra conferenze, convegni e presentazioni libri è mirato sulla figura delle donne straniere presenti nel territorio, a rischio di doppia discriminazione.》 aggiunge subito dopo, facendo presente come il libro di Giada Trebeschi s’inserisca a pieno titolo in questo percorso e in questo progetto.

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Richiesto da Irene Panighetti, (cronista del Giornale di Brescia incaricata di intervistare l’autrice), Giorgio Rizzo, attore e performer catanese legato alla scrittrice da una lunga e fattiva collaborazione artistica, illustra il progetto “Storie dipinte”, un mix di conferenze e accompagnamento istantane di immagini di cui egli cura la parte grafica, che si propone di rendere più suggestive le parole attraverso l’accompagnamento in tempo reale di suggestioni visive.

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All’interno del mio romanzo (il primo ambientato in Sicilia, ma non certo l’ultimo), ambientato nella Catania del diciassettesimo secolo, all’ombra del sempre presente e attivo Etna, si parla della condizione femminile dell’epoca e di clausura; si tratta di donne chiamate ad affrontare con coraggio e tenacia accadimenti e sfide di grande impatto e rilevanza. Si parla di processioni organizzate come estremo tentativo di fermare una terribile colata lavica, della devozione al velo di Sant’Agata, di buio e bagliori, sia all’esterno che all’interno dei personaggi.》 sottolinea l’autrice.

Si parla anche di violenza sulla donna, morale e fisica.》 fa osservare Irene Panighetti, dando modo alla scrittrice di ricordare come il nome della protagonista, Agata, sia lo stesso della Santa Patrona della città di Catania che fu sottoposta al martirio e privata crudelmente della vita per aver voluto affermare la propria indipendenza, rifiutandosi al matrimonio combinato con un ufficiale romano.

Attraverso l’analisi dei personaggi del romanzo, si descrive un mondo in cui, come accade nella realtà, non ci sono personaggi monocolore, ma si muovono personalità complesse nell’enima delle quali, talvolta, è arduo distinguere un autentico e netto confine tra il bene e il male》 fa notare ancora Irene Panighetti.

Un particolare… gustoso che emerge nel corso del dibattito come una ciliegia incastonata sulla sommità di una torta, è costituito dall’ampio spazio dato, all’interno della narrazione, alla grande tradizione pasticcera siciliana che affonda le proprie radici nella storia popolare (vds la frutta martorana) e nell’incontro di popoli e culture diverse, come quella araba e, attraverso la lavorazione del cacao, caratteristica della cioccolata modicana, quella transoceanica delle remote Americhe.

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Per chiudere, aggiungendo uno spunto di riflessione in più, emergono e sono messe in accattivante rilievo alcune raffinatezze di una lingua (quella siciliana) che, pur in uno spazio limitato, si distingue in dialetti di diversissime origini e strutture.

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