A Chiara piace viaggiare (e fare viaggiare) nella nebbia-

Chiara Forlani, ferrarese doc, ha saputo crearsi un proprio spazio nella narrativa gialla nazionale in modo del tutto pacifico, senza cioè tirare calci o menare gomitate nelle costole di qualche collega. Semplicemente lavorando a suoi libri con metodo e passione, vale a dire due qualità che non molto spesso vanno insieme nella stessa persona, specialmente se si parla di scrittori e/o scrittrici.

Prima di essere un’autrice è una lettrice, molto attenta, pure, al punto che le sue recensioni per lo specializzatissimo Thrillernord sono tra le più attente ed equilibrate tra le tante (troppe, forse) che girano su quotidiani, periodici e svariatissimi siti/blog letterari o pseudo tali. per questo che, subito dopo le copertine di alcuni dei suoi romanzi, propongo alla vostra attenzione la ricca intervista che segue.




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Chiara Forlani, nata e cresciuta a latte di zanzara in quel di Ferrara, a quanto si dice scherzosamente del territorio di riferimento. Quanto la tua produzione artistica (poi vedremo come articolata) è stata influenzata dalle famose nebbie che dalle tue parti caratterizzano i mesi invernali?

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Per quanto riguarda la scrittura, la nebbia che aleggia sui campi e sulle strade buie della città è un elemento di grande fascino e fa sempre capolino tra le mie parole. Dal punto di vista psicologico, la considero un incentivo a reagire, a non lasciarsi andare al sonno della mente. Proprio per questo, quando creo qualcosa di tangibile, scelgo tonalità vivaci e variopinte, per non abbandonarmi alla malinconia.

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Sto intervistando una scrittrice, ma so che la prima chiamata da parte della Creatività non sollecitò la tua penna, bensì il bulino: subito dopo il diploma liceale (maturità scientifica) scoppia la vena artistica e la passione per la terracotta e la ceramica. Puoi dirci qualcosa in merito?

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La passione per l’arte per me è sempre stata a tutto tondo: ho fatto la restauratrice, la ceramista, addirittura ho lavorato in un museo che conservava calchi del corpo umano e cere anatomiche, una via di mezzo tra arte e scienza. Sono sempre stata appassionata di antiquariato, a mio parere il fatto che un oggetto abbia altre vite alle spalle, altre mani che lo hanno usato e accarezzato è un valore aggiunto, gli dona fascino e lo rende più prezioso.

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Dopo di che, pur restando presente e forte l’amore per l’arte, scatta un secondo interruttore: l’attrazione della letteratura prima (dal ’98 insegni Lettere presso una scuola secondaria, e mi risulta che tu sia ancora seduta alla cattedra) e l’arrivo della pratica della narrazione attiva, attraverso la creazione di racconti e romanzi. Ci fu un episodio particolare a determinare questa seconda… via di fuga della tua fantasia?

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L’insegnamento e la scrittura sono profondamente legati, mi sono sempre accorta che in classe riuscivo a mantenere l’attenzione dei ragazzi quando raccontavo storie. Ma l’episodio scatenante per la scrittura c’è stato davvero: nella cadente soffitta della dimora avita di proprietà della mia famiglia ho trovato un fascio di lettere e l’ho trafugato. Appartenevano all’epoca tra le due guerre e narravano la storia di un parente disperso in Brasile. Da lì è partita la voglia di scrivere e ho pubblicato il mio primo libro, che narra la storia della casa, un luogo molto particolare, e della ricerca del figlio in Sudamerica da parte di mia bisnonna. Ho scoperto che scrivere mi appassionava e altrettanto appassionava chi leggeva le mie parole, perciò ho preso la spinta e continuo a farlo tuttora, con entusiasmo crescente.

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Parlaci del “tuo” modo d’intendere e di scrivere il giallo. Tra le tue letture e nella tua formazione, c’è qualche autore al quale ti senti particolarmente legata?

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A mio parere in ogni storia deve esserci un mistero da scoprire, altrimenti che storia è? Il giallo è un pretesto per rendere la narrazione più avvincente, per tenere il lettore legato alle pagine fino all’ultima, quella che svela il mistero insondabile. Ho scoperto i libri di Maurizio De Giovanni quando era ancora un autore quasi sconosciuto e ho amato gran parte della sua produzione. Soprattutto nella serie del commissario Ricciardi, la sua tipologia di giallo storico collima perfettamente con i miei gusti.

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Nella narrazione ti avvali anche tu, come molti altri tuoi colleghi, di un personaggio seriale. Vuoi dirci qualcosa in proposito?

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Il mio amato Foresto, all’anagrafe Attilio Malvezzi, è un’anima inquieta, un giovane che in guerra per una fatalità si è sparato alla testa da solo e vive con un proiettile conficcato nel cranio. È ombroso ma risulta molto affascinante per l’altro sesso e, nonostante faccia il traghettatore e il pescatore di fiume, visto che vive su di un’isola in mezzo al Po, ha un cervello raffinato, al punto da riuscire a risolvere i misteri meglio di altri, ben più qualificati di lui.

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Tra i romanzi che hai scritto, a quanto ne so, «Delitto sull’Isola Bianca» (di cui si parla diffusamente a fine articolo) è quello che ti sta regalando riscontri e soddisfazioni migliori (e se ne parlerà più diffusamente al termine di questo articolo).

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Delitto sull’Isola Bianca sta riscuotendo molto successo, quasi ogni giorno ricevo commenti positivi, direi entusiastici. Sull’Isola Bianca, che è la vera protagonista del libro, vive un microcosmo variegato di personaggi, che sbarcano il lunario con fatica negli anni Cinquanta, anni che altrove rappresentano la rinascita dopo la guerra, mentre sull’isola si vive ancora come nell’Ottocento.

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L’ultima domanda, come si conviene in un’intervista come questa, lasciando da parte un positivo passato e un soddisfacente presente, è proiettata verso il futuro. Insomma, confessa: a cosa stai lavorando?

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Vi rivelo in esclusiva che il prossimo episodio delle indagini del Foresto, dal titolo “Il campo delle ossa” uscirà nella primavera del 2023, sempre per i tipi di Nua Edizioni. E poi, siccome ho la testa molto dura, sto dando la malavita a tutte le persone che conosco per trasformare le vicende del Foresto in un film o in una serie, per il grande o per il piccolo schermo. È una vera sfida, la più grande della mia vita, non so se la vincerò, ma mi sto impegnando al massimo per raggiungere questo obiettivo, o meglio questo sogno.

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Ottobre 1950. La storia è ambientata sull’Isola Bianca, luogo isolato situato in un’ansa del Po. Gli abitanti dell’isola vivono in un microcosmo secolare legato alla campagna e alle stagioni; conoscono solo la realtà della loro piccola comunità, che segue i ritmi e le cadenze dell’Ottocento. La loro quotidianità si interrompe quando viene ritrovato il cadavere di Umberto Maris, detto ‘Il Sacocia’, un vecchio taccagno odiato da tutti. Il caso è affidato al commissario Romolo Zeri, il quale, abituato ad occuparsi al massimo di furti di bestiame, non è certo la persona più adatta a investigare in un caso di omicidio. La caserma è un ricettacolo di reduci di guerra che hanno seri impedimenti, perciò è necessario che i carabinieri trovino appoggio in una persona dotata di acume intellettuale e abilità d’indagine. Ed è proprio qui che entra in scena Attilio Malvezzi, amico d’infanzia di Zeri, che ha la spiccata capacità di percepire le emozioni altrui. Di carattere chiuso e difficile, ha a lungo cercato se stesso dopo la guerra, vagando per il mondo: fatto che gli è valso il soprannome di ‘Foresto’. Le indagini non sono semplici: tutti, sull’isola, hanno un movente per assassinare il Sacocia. Il colpevole sarà però individuato quando inizieranno a venire a galla atroci eventi che vengono dal passato: maltrattamenti, sevizie e perfino un omicidio commesso durante la Seconda Guerra Mondiale. La storia si intreccia parallelamente a una serie di eventi accaduti in precedenza, che ci aiutano far luce sulla contorta personalità dell’assassino e sulle sue fragilità. All’interno di un romanzo che sa di morte e di traumi irrisolti, c’è un apostrofo rosa che dà respiro a tutta la narrazione: una storia d’amore che, per un attimo, permette di tirare un sospiro di sollievo.

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Chiara Forlani è nata e vive a Ferrara. Dopo un’infanzia passata a divorare libri, frequenta il liceo scientifico, ma rompe gli schemi laureandosi in storia dell’arte. La sua carriera ha visto alternarsi la passione per l’arte e la letteratura: dopo un biennio di lavoro presso i musei universitari bolognesi, apre un laboratorio di restauro di opere d’arte. In seguito passa a insegnare lettere, attività che svolge tuttora presso la scuola ospedaliera, dove ogni giorno porta un sorriso ai giovani ammalati. Vive in campagna con il marito e due cagnolini salvati dal canile. L’amore per le tradizioni e il rispetto per la storia della sua terra l’hanno spinta a scrivere e da quel momento non si è più fermata. Ha pubblicato La tasca sul cuore e Una rosa tra i capelli, Io e Boldini, oltre a racconti presenti in varie antologie. A scopo benefico, per aiutare i pazienti pediatrici, ha dato alle stampe il romanzo per ragazzi Il viaggio di Kordelia. Per quanto riguarda i concorsi per inediti, Delitto sull’isola Bianca nel 2020 si è aggiudicato il primo posto per la miglior ambientazione al concorso Giallo Festival ed è risultato secondo al Premio De Filippis Gold Crime. Nel 2021 altre opere dell’autrice hanno raggiunto il podio nei concorsi Crimen Cafè e Milano International, oltre ad essere finaliste in altri premi.

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Per chi volesse seguirla più da vicino, riportiamo qui sotto il link del suo sito:

Chiara Forlani

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