La Napoli (s)velata di Ozpetek

  

 

La Napoli di Ferzan Ozpetek è liquida, collosa, appiccicosa e dolce come marmellata che, con lo scorrere della pellicola ti si spalma prima sugli occhi e poi dentro. Costellata di numeri magici, di simboli, di feticci.

E i napoletani? Sono colti, edonisti, superstiziosi, scaltri, sensuali, morbosi, curiosi, intriganti, fantasiosi, furbi, visionari. Sentimentali e  algidi, rigidi custodi della tradizione, ma spesso anche arditi esploratori dell’incognito e innovatori. Prepotenti e arroganti, ma anche  spaventati dalla casa che da soli, e con l’intervento dei tanti invasori che si sono avvicendatri nel corso dei secoli, si sono costruiti intorno.

Ozpetek osserva tutto con lo sguardo attento di un indagatore e, al tempo stesso, con l’occhio lubrico di un guardone, si compiace di inquadrare con la sua cinepresa corpi bellie  flessuoso e la deformità della pinguedine, dei difetti fisici della devastazione operata dalla vecchiaia. Si sofferma, con maestria, sul degrado dei vicoli e sull’incomparabile fulgore dei tanti tesori d’arte incastonati nel cuore della città, si pasce, e nutre lo spettatore, di miseria e nobiltà.

Una cartolina illustrata, più che una lastra medica, nel non nascosto tentativo di dimostrare a se stesso e a chi va a vedere il film, come, talvolta, sia la prima impressiuone, quella più superficiale a innestare l’istinto che permette di comprendere il tutto.

La vicenda, in sé, l’intrigo che camuffa da giallo quel che, in sostanza, è il racconto di una seduta di psicanalisi è oltremodo complessa e, per essere compresa fino in fondo, necessita, da parte degli spettatori, di un’attenzione costante. Ancora una volta sono i piccoli dettagli che, come le tessere in un mosaico, costruiscono e rendono identificabile l’immagine complessiva.

Tutto è centrato sulla fragilità dell’anatomopatologa Adriana (una languida e grintosa Giovanna Mezzogiorno). Vittima di un improvviso quanto violento colpo di fulmine nei confronti di Andrea (aitante, tenebroso ma anche alquanto legnoso ) reso effimero da un drammatico avvenimento, la donna viene coinvolta, suo malgrado, in un drammatico susseguirsi  di colpi di scena, in un oscuro intrigo intessuto di innominabili segreti, che metterà a dura prova la sua stessa stabilità mentale.

Splendida la fotografia, giusti i tempi narrativi, scanditi da riprese ben calibrate e  montata con grande suggestione. Degni di plauso i protagonisti secondari, capaci di delineare con nettezza i vari personaggi e di rendere corale la narrazione.

Ampio rilievo Ozpetek conferisce alle scene erotiche, di particolare intensità e incisività ma, a mio giudizio, forse troppo compiaciute e comunque, sovraddimensionate rispetto alle effettive esigenze narrative della pellicola.

Nel complesso, decisamente interessante e da inserire nella lista dei film da vedere.

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