Per tutto il pomeriggio di oggi, mercoledì 11 marzo, ennesimo giorno di reclusione da coronavirus, primo di pandemia, ho provato anch’io a usufruire di quel meraviglioso servizio che è “la spesa on line”.
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Ho riempito tre carrelli (delle stesse tipologie di merce offerte da
Un grande discount;
Un’ altrettanto grande catena nazionale di supermercati e ipermercati (il cui titolare, imprenditore autentico con la “I” maiuscola è deceduto qualche tempo fa, e il vuoto che ha lasciato si avverte);
Una catena che si potrebbe definire “di importanza regionale”.
Al di là della macchinosità del processo di acquisto e di rendicontazione che contraddistingue tutte e tre le procedure informatiche, il tempo medio per la scelta degli alimenti e dei prodotti per la casa necessari è stato assai più di mezzora ciascuno.
Il tutto per arrivare, alla fine, alla risposta da parte del sistema che avvertiva che non c’era disponibilità alla consegna.
«Eh, ma il periodo è quello che è!» dirà il solito bastian contrario.
«Eh, ma non immaginate quante richieste stiano piovendo sui poveri super/iper mercati a seguito della necessità di tanta gente spaventata di recarsi fisicamente a fare la spesa» aggiungerà quell’altro Chessattuttolui.
«Appunto!» rispondo io.
È proprio quando il sistema richiede sforzi straordinari, in una situazione di inusuale e forse irripetibile unicità, che chi produce e chi vende deve fare sforzi altrettanto eccezionali, escogitando strategie innovative. Quali? Butto lì, pur non essendo un espertone in materia: tipo organizzare una catena di consegna che copra interamente le 24 ore di ogni giorno, feriale o festivo che sia.
Insomma, amici miei: siamo in un Paese in cui chi vorrebbe lavorare non può farlo e chi potrebbe aumentare a dismisura il proprio giro di affari in presenza di circostanze-come già detto- assolutamente straordinarie (oltre che a garantire un efficiente servizio a una popolazione in grande sofferenza) si dimostra palesemente e miseramente non all’altezza della situazione.
Così è se vi pare.
E anche se non vi pare, tiè!
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Valerio Vairo
Un commento su “Un passatempo per la forzata quarantena? Fare la spesa on line (inutilmente)”
Un vecchio detto popolare recita: “Chi ha i denti non ha il pane e chi ha il pane non ha i denti”.
Quanto è vero.
Isabel
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Un vecchio detto popolare recita: “Chi ha i denti non ha il pane e chi ha il pane non ha i denti”.
Quanto è vero.
Isabel