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Attenzione: qui si trattano OVVIETÀ NON PERCEPITE: spunti di riflessione su quegli argomenti che sembrano banali e scontati ma che, per molteplici quanto validissime occasioni, molto spesso non risultano affatto tali.
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Il giorno 14 del mese di Adar del calendario ebraico, che quest’anno cade il 26 di febbraio, si celebra la festa di Purim. I fatti che danno origine a questa celebrazione risalgono intorno all’anno 355 a.e.v. e sono narrati nella Meghillat Ester (il rotolo di Ester). A quei tempi tutto il popolo ebraico viveva all’interno dei confini del regno di Persia dove, da più di un secolo, ovvero da quando Ciro il Grande aveva conquistato l’impero babilonese, godeva di una relativa tranquillità e di un discreto benessere. Ciro infatti aveva concesso libertà di culto in tutto il regno e aveva permesso agli ebrei di far ritorno alla Terra di Israel, dalla quale erano stati esiliati dai babilonesi, e di ricostruire il Tempio di Gerusalemme (Editto di Ciro, 538 a.e.v.).
Con i successori di Ciro, tuttavia, le cose andarono vieppiù peggiorando fino a che, quando il re Achashverosh (probabilmente Artaserse III, che regnò dal 358 al 338 a.e.v.) conquista il trono e nomina come viceré il malvagio Haman (che il suo nome sia cancellato), la situazione precipitò drasticamente. Haman, che nutriva un profondo odio per il popolo ebraico e covava nel suo cuore il desiderio di sterminarlo completamente, riuscì con un inganno ad ottenere dal re il permesso di emanare un decreto con il quale si accordava ai sudditi di tutto il regno la facoltà di uccidere ogni ebreo, uomini e donne, dai neonati nelle culle fino agli anziani, concedendo ai carnefici, come incentivo, la possibilità di impossessarsi di tutti i beni delle proprie vittime.
Il giorno in cui doveva aver luogo questo massacro venne stabilito con un sorteggio, (pur nella lingua locale, da cui deriva Purim), che fissò la data il più lontano possibile, ovvero un anno dopo. Questa apparente casualità diede il tempo necessario alla regina Ester, che su indicazioni dello zio Mordechai aveva tenuto nascoste le proprie origini ebraiche, di salvare il popolo dallo sterminio. Ester era diventata regina allorché il re Achashverosh aveva fatto uccidere la precedente regina Vashtì, rea di avergli disobbedito pubblicamente, e aveva scelto lei come nuova
moglie, letteralmente abbagliato dalla sua bellezza, altro evento che potrebbe apparire casuale.
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Spronata da Mordechai, che era il leader spirituale del popolo di Israel, e sfruttando la gelosia del marito ed il terrore che egli aveva di cadere vittima di cospirazioni, Ester ideò e organizzò un elaborato piano con il quale riuscì a far credere al dispotico re che il proprio “primo ministro” stesse cercando di portargli via la moglie e di usurpagli il trono.
Nel calendario ebraico le stagioni sono determinate dalla rivoluzione della terra intorno al sole, in quanto ciascuna festa deve sempre cadere nella stessa stagione, mentre i mesi sono fissati in base alle fasi lunari, per questa ragione le date non combaciano con quelle del calendario gregoriano.
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Meghillah significa “rotolo”. La Meghillat Ester è uno dei cinque libri del canone biblico ebraico denominati “rotoli”. Gli altri sono Shir haShirim (Cantico dei Cantici); Meghillat Rut (rotolo di Rut); Echah (Lamentazioni); Kohelet (Ecclesiaste). Durante la lettura pubblica della Meghillat Ester nelle sinagoghe, nel giorno di Purim, il cui ascolto è un precetto per tutto il popolo ebraico, c’è l’usanza di fare rumore con raganelle, fischietti o semplicemente battendo le mani sui banchi, ogni volta che il lettore pronuncia il nome del malvagio Haman, come per farlo “scomparire” dalla storia.
Un’ulteriore “casualità” vuole che proprio la notte precedente al giorno in cui la regina avrebbe messo in atto il proprio piano, il re Achashverosh, colto da insonnia, si mise a consultare il libro delle cronache del regno.
Scelto un episodio “a caso”, si trovò cos’ e si trovò a leggere di come tempo addietro Mordechai avesse smascherato un complotto contro la corona, orchestrato da due ministri che volevano uccidere il re e prendere il potere. Così, quando Ester mise in atto il proprio tranello, Haman apparve ancora più colpevole agli occhi del volubile sovrano, in quanto, al fine di ottenere il consenso di sterminare il popolo ebraico, aveva accusato di incitare alla rivolta tutto il popolo di cui era leader proprio quel Mordechai che invece aveva salvato la vita del re.
A questo punto Achashverosh condannò a morte Haman e concesse a Ester e Mordechai di emanare un nuovo decreto in nome del re con il quale si stabiliva che, nel giorno indicato per lo sterminio, agli ebrei era data la facoltà di difendersi e di uccidere chiunque li avesse attaccati e avesse cercato di impadronirsi dei loro beni.
Tutti gli avvenimenti che portano dalla condanna di sterminio alla miracolosa salvezza sembrano essere, come abbiamo visto, una serie di casualità.
Appare infatti casuale che la scelta della nuova regina ricada su Ester; che la definizione della data della strage avvenga con un sorteggio; che Mordechai si sia trovato nella condizione di sventare un complotto contro il re; che Achashverosh soffra di insonnia giusto la notte precedente al giorno nel quale Ester avrebbe attuato il proprio piano; che legga, in quella notte, proprio quel brano del libro delle cronache del regno che racconta come Mordechai avesse salvato la vita al re. E questo solamente per citare i
fatti più rilevanti della vicenda, ma leggendo l’intero testo si possono individuare almeno una dozzina di avvenimenti “casuali” la cui successione ha portato alla salvezza. Un solo isolato evento favorevole può senza dubbio essere frutto della sorte, anche due eventi favorevoli consecutivi possono essere una casualità, già quando ci si trova in presenza di tre eventi favorevoli consecutivi, sebbene non sia impossibile, è molto difficile parlare di fortuna, ma se assistiamo a dieci eventi favorevoli consecutivi, non vi è alcun dubbio che si tratti di un miracolo, che ci sia una “regìa” che determina il susseguirsi degli avvenimenti e lo sviluppo della storia.
Non vi sembra, questa, una genuina evidenza percepita? Un vero e proprio “Uovo di Colombo”?
A differenza di altre persecuzioni attuate contro il popolo di Israel nel corso della storia, dalle quali la salvezza è avvenuta attraverso un miracolo evidente da parte del Creatore, nella storia di Purim il miracolo è occulto, l’Eterno non interviene direttamente sulla scena ma rimane nascosto dietro le quinte. Per questa ragione, spiegano i Saggi, la Meghillat Ester è l’unico libro del canone biblico nel quale il Nome dell’Eterno (benedetto Egli sia), non viene mai menzionato esplicitamente. Purim viene ad insegnare che pur non essendo praticamente mai visibile “la mano” del Creatore nel mondo materiale, la salvezza non può che venire da Lui; il nostro compito, ciò che dobbiamo fare, è comportarci come Ester e Mordechai, metterci nelle condizioni fisiche e spirituali di meritare tale intervento.
È scritto nella Meghillah che gli ebrei per festeggiare lo scampato pericolo prepararono grandi banchetti, si scambiarono cibi e pietanze tra loro e fecero regali ai più poveri, in modo che tutti potessero essere felici in quel giorno, come è detto: Come i giorni in cui gli ebrei avevano trovato sollievo dai loro nemici, e il mese in cui la loro angoscia si era tramutata in allegria, da lutto in giorno di festa; per fare di quei giorni giorni di banchetto e di gioia, ciascuno inviò cibi al proprio compagno e regali ai poveri (Ester 9.22).
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Per questa ragione i Maestri stabilirono che il giorno di Purim, oltre alla lettura della Meghillah, fosse un precetto per tutto il popolo di Israel portare due alimenti in dono a un amico e fare un regalo ad almeno due persone povere: al fine di ricordare che, dopo aver superato quel momento di grande paura e difficoltà, tutto il popolo si scambiò cibi e regali per poter festeggiare insieme la salvezza, dimenticando i piccoli o grandi attriti che potevano esserci tra loro in precedenza.
Sebbene si tratti di una festa e di precetti che riguardano il popolo ebraico, ritengo che far sentire il nostro affetto e la nostra vicinanza agli amici, e dare un aiuto a chi si trova in difficoltà, siano dei valori universali. Si tratta di piccoli gesti, ma è proprio sui piccoli gesti delle persone comuni che si costruisce una società migliore in grado di meritare la redenzione finale, presto nei nostri giorni, amén e amén.
Felice festa di Purim chag Purim samea
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Alessandro Basoni (*)
(*) Scrittore per passione e per diletto. Da quasi venti anni studioso di ebraismo e testi sacri.
Un bellissimo racconto. Grazie di averlo condiviso. Non ci dimenticheremo del Purim!