Manuela Costantini, al suo primo romanzo, si presenta ai lettori con uno stile di scrittura solido e, soprattutto, già perfettamente delineato e riconoscibile.
Come dire, se mi si passa un paragone culinario, che gli ingredienti che mette nella grande pentola in cui ribolle il sapido minestrone del Giallo, sono assolutamente gli stessi (delitto, intrigo, sospetti, sbirri, indagini e colpi di scena) usati da centinaia di migliaia di scrittori in milioni di libri editi in tutto il mondo, ma…
… ma assolutamente genuini, provenienti (proseguo ancora un attimo nell’ardita parabola) dall’agricoltura biologica del genere letterario, senza utilizzo di concimi chimici né tantomeno con inquietanti processi da laboratorio tipo OGM. E, soprattutto, dosati con rara maestria e indiscutibile originalità.
Dunque, come si è detto all’inizio, è una firma stilistica bene individuata, quella che Manuela Costantini appone a questo suo primo romanzo (non per niente insignito nel 2014 del prestigioso Premio Tedeschi, il più tradizionale e ambito della letteratura di genere, prevedendo la pubblicazione del testo proclamato vincitore nell’ambito della collana del Giallo Mondadori).
Ci si riferisce, in particolare, ad alcune caratteristiche del modus narrandi dell’autrice giuliese:
- L’insolita presenza contemporanea sul proscenio, in contrasto con quella regola dell’ “uomo solo al comando” che impera nella narrativa gialla, di due protagonisti appartenenti per così dire delle “forze del bene”: una coppia ben assortita, capace di opere in piena autonomia tra i suoi componenti ma, allo stesso tempo, mantenendo sempre un importante collegamento simbiotico;
- La commistione, portata avanti per tutto il testo, con la giusta misura, tra il plot poliziesco e non solo il personale dei principali personaggi (cosa che molti altri narratori riescono a fare egregiamente) ma anche con il loro intimo (impresa già più difficile). Manuela Costantini li sonda continuamente da dentro, nelle emozioni, nei sentimenti e nei disturbi e nei vizi piccoli o grandi che ne travagliano le complesse personalità: così, procedendo nella lettura, s’incontra l’avvocato che si commuove fino alle lacrime quando comincia a cadere la pioggia, il parrucchiere diviso tra deviazioni e devozione, una dolcissima suora-manager, e ci si trova coinvolti nel problematico rapporto di amore e odio tra sorelle, nella fragilità sentimentale del commissario… e così via;
- L’attenzione all’ambiente in cui si svolge la vicenda, pacata ma continua, eccezionalmente presente ma mai invasiva. Ciò che risulta sufficiente, tanto per dire, a fare avvertire al lettore il respiro del mare, carico di salsedine, il sottofondo della risacca che si miscela al rumore del traffico e delle voci di una tranquilla città di provincia e l’odore fragrante e ammaliante di caffè, zuccheri e lieviti che filtra fuori da bar e pasticcerie.
Questo e altro è Le immagini rubate, un’opera prima che permette di condividere senza esitazione gli elogi espressi in merito da Franco Forte, uno che di certi argomenti se ne intende almeno un po’. E di poter celebrare, senza significative possibilità di errore, l’avvento di un nuovo e fresco talento nella giallografia nazionale. C’è persino, e se questo non è magia, poco ci manca, in questi giorni vissuti nell’emozione lacerante di un gravissimo terremoto, un richiamo (di grande suggestione e sconcertante attualità) a un altro sisma, a un’altra città gravemente ferita da movimenti tellurici, in questo caso L’Aquila.
Il libro
Città di mare che potrebbe essere ovunque ma che sospetto (stiamo parlando di un giallo, dopotutto) posizionata sulla costa adriatica. In posizione abbastanza centrale, direi.
Qualcuno si diletta a uccidere (c’è sempre un serial killer in agguato, lì fuori) con uno stiletto, o qualcosa del genere, facendosi carico di scalpare le vittime. La polizia (impersonata dal commissario Pietro Ciccone e dai suoi collaboratori) indaga. Un giovane avvocato stralunato e golosissimo di dolci (Filippo Dolci) collabora con lui, per amicizia e per semplice curiosità mentale. Con il progredire delle pagine la storia s’ingarbuglia quanto basta, altre chiome prendono tristemente il volo, con la brava Manuela Costantini che s’ingegna a imprimere in terra orme che uno scafato segugio può riuscire a individuare e seguire, lanciando contemporaneamente in cielo false piste, come aquiloni colorati che poi, uno per uno, tira giù e sostituisce con altri. Personaggi collaterali s’inseriscono nella narrazione, mai a caso, ciascuno funzionale allo sviluppo della trama e dell’intrigo. Sono molti, ma nessuno di essi rimane solo un nome, un cognome e un ruolo, grazie alla capacità dell’autrice di delinearne personalità differenti con pochi tratti e, soprattutto, all’abilità dimostrata nello scandire un discorso diretto che (com’è nella ricetta del miglior minestrone giallo) costutuisce la parte più consistente della scrittura. Per arrivare allo scioglimento dell’enigma, perfettamente coerente, di quelli che fanno esclamare al lettore disattento frasi tipo “Ma che stupido! Dovevo capirlo, quando...” e a quello più attento “L’avevo detto io che a pagina xx c’era qualcoa che non quadrava“. O robe del genere.
Una storia in cui, senza incorrere in pedanti appesantimenti, fanno capolino suggestivi riferimenti dotti (Catullo con la sua Chioma di Berenice, Callimaco, Foscolo) assolutamente funzionali al dipanarsi della trama.
Un libro che come un altro celebre libro, alla fine “fa tornare a riveder le stelle“. E che profuma di buono, come una brioche appena sfornata (vero avvocato Dolci?)
Beh, come si fa a non divorarlo… in pochi bocconi?
Manuela Costantini è nata in Abruzzo, precisamente a Giulianova, sede in settemmbre del primo festival Giulia in Giallo, organizzato dall’associazione Cultura No Stop e dallo ZenitHotel per la direzione artistica di Patrizio Pacioni. Nel tempo lasciato libero dalla scrittura (probabilmente dovrei dire il contrario, ma mi piace pensare così) lavora da impiegata in una società di servizi. Prima ancora di essere un’appassionata scrittrice, com’è giusto che sia è una attenta e assidua lettrice. Ha pubblicato racconti su antologie, quotidiani e siti letterari. Nel febbraio 2012 il racconto “Le brave persone” è stato pubblicato in appendice ai Classici del Giallo Mondadori. Nel 2013 il racconto “Le domande sbagliate” è stato pubblicato nell’antologia Mondadori “Giallo 24” e nello stesso anno il racconto “Fine dei giochi” è stato selezionato per l’antologia “Carabinieri in giallo 6”, sempre per i Gialli Mondadori. Nel 2014 (per Delos Digital ), l’ebook “Quasi sempre a ottobre“ (https://play.google.com/store/books/details?id=AGVYAwAAQBAJ&rdid=book-AGVYAwAAQBAJ&rdot=1&source=gbs_vpt_read&pcampaignid=books_booksearch_viewport),biografia romanzata della serial killer Milena
Quaglini, seguito dal racconto storico “Il ritorno del francese“.
.
Titolo: Le immagini rubate
Autore: Manuela Costantini
Editore: Mondadori
Collana: Il Giallo Mondadori
Anno: 2016
Pagine: 211
Prezzo: 4,90 €
ISBN: 9788852055522
Il Lettore