Stagione che viene, rassegna che trovi. Dopo la serie di appuntamenti collegati alla ricorrenza del 25 novembre (Giornata contro la Violenza sulle donne), l’infaticabile Roberta Morelli, titolare dell’Assessorato alle Politiche Giovanili e alle Pari Opportunità, “somministra” ai bresciani due nuovo cicli di spettacoli teatrali: quello dedicato all’8 marzo (di cui appunto ci occuperemo tra poco riferendovi di «La signorina Papillon» andata in scena ieri sera con notevole concorso di spettatori) e quello incentrato su tematiche e/o compagnie accomunate dalla gioventù che seguirà nel prossimo mese di aprile, sempre al Teatro Cristo Re, sul quale avremo tempo e modo di ritornare riferendovene con dovizia di particolari.
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L’autore:
Stefano Benni, nato a Bologna nel 1947, trascorre l’infanzia, cresce e si forma sui rilievi appenninici. Soprannominato Lupo, per la bizzarra abitudine di girovagare di notte con i suoi cani, ululando con loro alla Luna. Ha scritto più di venti libri, dal suo preferito Blues in sedici, a Prendiluna. Ha lavorato in teatro con importanti attori come Dario Fo e Franca Rame, Angela Finocchiaro, Lucia Poli, Paolo Rossi, Antonio Catania, Fabio De Luigi, Anita Caprioli e tanti altri. Da performer ha scritto e interpretato Misterioso, dedicato a Thelonius Monk con il pianista Umberto Petrin, Sagrademari con Paolo Fresu, Strani Amori con Paolo Damiani e Gianluigi Trovesi, Il Cyrano de Bergerac (riscritto per la collana Save the Story de L’Espresso) con la pianista Giulia Tagliavia, Il Poeta e Mary, melologo interpretato con Brenda Lodigiani e i musicisti Danilo Rossi e Stefano Nanni, Va’ fuori straniero con il pianista Danilo Rea e Ci manca Totò con il chitarrista Fausto Mesolella. Ha messo in scena Pompeo di Andrea Pazienza con Danilo Rossi, I mille cuori di E. A. Poe con Umberto Petrin, il violoncellista Mario Brunello e la violoncellista Riviera Lazeri, Lolita di Nabokov. Ha preso parte alle letture dell’Iliade, di Novecento, City e Moby Dick, tutte realizzate da Alessandro Baricco. Tra i suoi impegni più recenti lo spettacolo Bestia che sei insieme ad Angela Finocchiaro. Con Altan e Pietro Perotti ha creato il Museo delle Creature Immaginarie per sostenere Amref.
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Il testo:
Protagonisti della pièce, dissacrante e ironica analisi critica della società contemporanea, sono quattro personaggi molto diversi tra loro. Rose, collezionista di farfalle e appassionata floricultrice, che ha scelto di vivere in campagna, lontano dal frastuono e dalla corruzione cittadina e indenne dal richiamo della tentacolare Parigi. E parigina è la sua amica del cuore, Marie Luise, lussuriosa e intrigante, amante del lusso e del potere, da conquistare a ogni costo. Ci sono poi il sedicente poeta Millet (che nelle sue liriche cerca solo autocompiacimento, fama e ricchezza) e il comandante Armand, violento e prevaricatore attaccabrighe, cultore di un “onore” malinteso e a senso unico e sempre pronto a mettere mano alla spada che porta sempre al fianco. La frequentazione dell’inconsapevole Rose è dovuta per tutti e tre gli altri, a un solo progetto: quella di corromperla, prima, e di ucciderla poi, impadronendosi della sua splendida villa. Non c’è una risposta certa, come spesso (direi quasi sempre) accade nella vita di ciascuno di noi. E nello spettatore fino alla fine s’instaura e permane il dubbio se si tratti di una storia reale o della sublimazione di desideri vaghi e scomposti. Un testo ambientato nel passato ma permeato di richiami a situazioni contemporanee, in continuo precario equilibrio tra fredda analisi della realtà e suggestioni oniriche. Uno spettacolo di scottante attualità, pur se collocato scenicamente in un ottocento da repertorio, che si propone di raccontare in modo assolutamente anticonvenzionale le magagne più o meno nascoste della società contemporanea. Una narrazione a volte quasi frenetica, che, in un serrato susseguirsi di testo e sottotesti, procede in precario equilibrio lungo il sottile confine che separa immaginazione e realtà.
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Lo spettacolo:
Premessa necessaria, anche se non sufficiente, è che la messa in scena di questo non facile testo di Stefano Benni risulta perfettamente calzante con le tematiche e il linguaggio cari all’eclettico quanto brillante scrittore bolognese. Dal ritmo incalzante che caratterizza i vari “quadri” dello spettacolo alla corrosiva ironia con cui sono tratteggiati tutti i protagonisti, ciascuno dei quali risulta esagerato al punto giusto. La regia detta i tempi, gli attori (inseriti in una scenografia essenziale e suggestiva al tempo stesso) li riempiono di contenuti a volte sottili a volte sapidi, caratterizzando ciascun personaggio in modo inconfondibile e indimenticabile. In particolare Lorenzo Trombini veste i panni del vacuo e ambiguo poeta Constantin Trobarclus Millet, Davide Manzoni quelli del torvo militare Armand de Fariboles Rolandìs, invasato esponente di una setta segreta che ricorda molto da vicino tipologie di congreghe come la tristemente nota Loggia P2, Greta Bianchini interpreta con smaliziata noncuranza l’algida e lussuriosa Marie Luise, mentre di portare in scena la candida (ma ne siamo proprio sicuri?) Rose, esperta di fiori e collezionista di farfalle, s’incarica la tenera Valentina Ghetti.
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È così che il messaggio lanciato dalla filosofia di Benni, con la profondo e dolceamara ironia che lo contraddistingue, evidenziato, tra le tante, dalla battuta “è meglio un sogno orribile di un sogno bello, perché per quanto riguarda il primo il risveglio ti consoleerà, mentre per il secondo la constatazione che non si tratta della realtà ti deluderà amaramente“, arriva perfettamente a un pubblico che, nei passaggi più spassosi della piéce, non lesina consensi e applausi a scena aperta.
Applausi che la platea conferma, amplifica e reitera più volte al chiudersi del sipario.
Assolutamente meritati, a giudizio di chi scrive.
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