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Io non ho visto niente. Io non c’ero e, se c’ero, sicuramente ero addormentato.
Dichiarazioni sentite più volte, sia nella realtà che nelle opere letterarie oppure nei film che, dalla realtà, traggono spunto.
Testimonianze reticenti, dettate magari dal timore di ritorsioni da parte di chi, in base a esse, potrebbe magari essere individuato e, se colpevole di qualche reato, incriminato e condannato.
Eh, ce ne sono di delinquenti in giro e, magari, il testimone chiamato in causa tiene famiglia. Una moglie, qualche figlio, la suocera a carico.
Situazioni che, pur non giustificando la ritrosia, almeno aiutano a intuirne le motivazioni che sono alla base di certi comportamenti comuinque non certo citabili come esempio da un professore di educazione civica.
In altri casi, però, è difficile, davvero difficile, capire. Ci si può provare, però.
Partiamo dal fatto che suscita queste mie riflessioni.
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Una notizia di cronaca drammatica, piena di complicazioni e di circostanze apparentemente inspiegabili.
Viviana Parisi, dj quarantatreenne, lunedì 3 agosto esce con il figlioletto Gioele dalla propria casa di Venetico (comune di circa quattromila abitanti della provincia di Messina ) dicendo al marito Daniele Mondello che si recherà nella vicina Milazzo per comprare un paio di scarpe al bambino.
A Milazzo, però, la sua Opel Corsa grigia ci passa soltanto, senza fermarsi nel centro commerciale che avrebbe dovuto essere la meta del viaggio. Imbocca invece l’autostrada Messina-Palermo percorrendola per un’ottantina di chilometri fino a Sant’Agata di Militello. Al casello esce, per rientrare dopo una ventina di minuti nel corso dei quali (fino a questo momento) nessuno sa cosa possa essere successo.
Poi un banale incidente stradale, il contatto con un furgone, nei pressi della galleria di Pizzo Turda. La donna scende dall’auto, si allontana, scompare. Di lei e del bambino si perdono notizie finché il cadavere di Viviana viene trovato nel bosco di Caronia (non lontano dal luogo dell’incidente) ai piedi di un traliccio, sfracellato. Del piccolo Gioele, invece, nessuna traccia.
Scomparso. Svanito nel nulla.
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Questo quanto accaduto fino a oggi.
Oltre alle ricerche frenetiche e incessanti di tanti esponenti delle forze dell’ordine (da oggi si aggiungeranno anche i Cacciatori di Sicilia) alla ricerca disperata di Gioele.
Certo, sarebbe stato utile sapere, almeno, se il bambino era con la sua mamma al momento dell’incidente o se, invece, si era separato da lei in precedenza, magari nel corso di quei venti minuti di “buco nero” che hanno segnato l’uscita-rientro della Opel dall’autostrada.
Sarebbe stata molto utile e preziosa qualche testimonianza. E sembra che testimoni ce ne fossero. Due, almeno. Due turisti, che lì per lì, a quanto sembra, avrebbero dichiarato di avere visto il bambino. Ma che poi si sono dileguati anch’essi e, nonostante i pressanti e ripetuti appelli del magistrato inquirente, dei funzionari delle forze dell’ordine che coordinano le ricerche, non vogliono saperne di farsi vivi.
Perché? Per quale ragione due persone “normali” si sottraggono all’adempimento di un banale dovere civico, di un atto di collaborazione civile, di elementare solidarietà?
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Ed eccoci qui, tornati all’inizio di questo articolo attraverso l’immagine di un libro di. Simenon dal titolo significativo. Solo che stavolta non si tratta di fantasia. Siamo arrivati a contemplare con ribrezzo un mondo guasto in cui l’unica occupazione / preoccupazione è quella di lasciarsi campare senza rotture di scatole, senza assunzione di responsabilità, all’insegna del “Tanto che me ne frega, ci penserà qualcun altro“, o del “Chi si fa gli affari propri campa cent’anni“.
La testimonianza reticente di chi non si preoccupa che il negoziante non batta mai uno scontrino, che guarda da un’altra parte mentre un uomo prende a schiaffi una donna, che non batte ciglio se vede un borseggiatore mettere la mano in tasca a un altro passeggero dello stesso. bus sul. quale sta viaggiando lui.
Con un ulteriore e significativo passaggio di livello nella discesa verso i più infimi recessi dell’animo umano, perché qui, in questo caso, c’è di mezzo la sorte di Gioele.
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Grazie per il Tuo articolato e approfondito commento, Gabriella. Quanto alle Tue osservazioni, permettimi di rispondere sinteticamente: 1) La cialtroneria non conosce razza, religione, idea politica e latitudine; si può essere ottusi e reticenti sia a Catanzaro che a Bolzano (isole comprese), su questo non ci sono dubbi; tra l’altro s’ignora i due “turisti” scomparsi senza onorare il preciso dovere di rilasciare una testimonianzada dove venissero e dove stessero andando o tornando. 2) Le ipotesi finora avanzate da giornalisti, inquirenti e commentatori vari, come giustamente rilevi Tu, appaiono illogiche, irrazionali e, nel migliore dei casi, di scarsissimo spessore; mi auguro solo che chi dirige le ricerche del piccolo Gioele abbiaaltre idee, più verosimili e calzanti. 3) il commissario Leonardo Cardona, al momento, è impegnato in altre indagini, di cui presto si avranno notizie più circostanziate . Grazie ancora del Tuo intervento e alla prossima!
Ho letto l’articolo, l’omertà dilaga come sempre e non appartiene solo al Sud… troppo spesso si finisce per essere sospettati anche per un gesto da “bravo cittadino” e allora ecco che scatta l’operazione : “ognuno si fa i fatti propri” , magari preferisce fare un video virale per Imperatore Denaro, ma non parla. Detto ciò… non sappiamo esattamente come stiano le cose, magari i turisti agli inquirenti hanno rilasciato le loro dichiarazioni, ma non ne hanno voluto sapere di parlarne con i giornalisti. Le notizie vagano senza alcuna sicurezza, incendiando gli animi fantasiosi, su cui si costruiranno trasmissioni d’interminabili congetture senza costrutto. E’ molto probabile che la donna semplicemente sia stata sotto choc per l’incidente ( qui si che qualche domandina me la farei… ma il conducente dell’altro veicolo che cavolo ha visto? Che ha fatto? Lui non lo sa se c’era un bambino ? …niente… ‘ sta donna ha cozzato contro un furgone guidato dallo Spirito Santo? …esce.. e vaga impazzita decidendo di far fuori l’amatissimo figlio???) , magari s’è spaventata proprio a causa del figlio… che ne possiamo sapere? E scappa con lui e perché scappa? E perché l’altro conducente, si… insomma lo Spirito Santo non la ferma? O è troppo fuori di se che guarda caso c’ha ‘na lupara sul sedile posteriore e la vuol far fuori perché gli ha rovinato il furgone e la povera donna è costretta a scappare??? Boh… tutto mi sa d’inverosimile…poi ci sta tanto bene un giallo a Ferragosto…non tè d’accordo il Commissario Cardona?
Gabriella