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Attenzione: qui si trattano OVVIETÀ NON PERCEPITE: spunti di riflessione su quegli argomenti che sembrano banali e scontati ma che, per molteplici quanto validissime occasioni, molto spesso non risultano affatto tali.
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Questa cosa è iniziata non molto tempo fa. Era il 2 febbraio, mi sembra. Anzi ne sono certa. Dovete sapere che, avendo io i ritmi circadiani di un gufo, al mattino ho bisogno, prima di carburare, non solo di caffè e doccia, ma anche di entrare piano piano nella vita reale. Ovviamente invidio in maniera scandalosa coloro che, quando si alzano dal letto, appena poggiano un piede per terra, sono già belli lucidi e pimpanti.
Confesso: mai fatto in vita mia un saluto al sole. Ma molti alla luna sì.
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Non ricordo come mi sentissi e cosa facessi prima dell’avvento dell’era informatico-digitale. Probabilmente brancolavo per casa con la tazzina del caffè in mano, nell’attesa che anche il secondo occhio decidesse di aprirsi. Ora, che ci sono i tablet, il mio rito mattutino è quello di risolvere i set giornalieri di Microsoft Rewards. Tanto per quelli basta anche un occhio solo.
Insomma, sì: era proprio la mattina del 2 febbraio, quando scopersi che quel giorno lì, proprio quel giorno lì, era la giornata mondiale delle zone umide.
Visto che ero ancora un po’ addormentata, lì per lì mi venne da sorridere. Poi, con angoscia, pensai al mio box doccia che presto avrei dovuto far sostituire. Quanto alla storia delle zone umide, invece, non c’è proprio nulla da sorridere: si tratta di un argomento terribilmente serio.
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Stagni, acquitrini, laghi, pianure alluvionali, estuari sono ecosistemi che svolgono un ruolo fondamentale nella salute del nostro pianeta e sono una fonte inestimabile di acqua dolce e di cibo. A livello globale ce ne sono oltre duemila. Tuttavia, a causa dei cambiamenti climatici, stanno sparendo tre volte più velocemente delle foreste.
E qui, quel 2 febbraio 2021, mi sarei potuta fermare. Invece, la mia insaziabile curiosità mi portò ad approfondire, non gli ecosistemi umidi, come sarebbe stato logico, ma la tematica delle giornate mondiali.
Delle giornate mondiali e/o internazionali, tutti abbiamo sentito parlare e tutti ne conosciamo e apprezziamo le più importanti. Ma come nascono queste giornate? Quante ce ne sono?
Queste giornate, in linea di massima, vengono proposte all’ONU da un ente senza fini di lucro (ONG, ONLUS, etc.) di un determinato paese. In realtà l’iter non è così semplice. L’ente senza fini di lucro deve proporla al proprio governo (il cui Paese deve essere membro dell’ONU). Se il Paese approva la tematica, la sottopone all’Organizzazione delle Nazioni Unite, la quale si riserva di approvarla e di decidere la data in cui questa giornata sarà celebrata. Le giornate mondiali, generalmente, affrontano temi di interesse collettivo e di alto valore, tipo:
- Tutela dell’ambiente
- Tutela degli animali
- Tutela degli esseri umani
- Ricordo di eventi drammatici
Credo che vi stupirà molto apprendere (naturalmente qualora non lo sapeste già) che in calendario ci sono giornate –diciamo così– un po’ pazzarielle. Per esempio, siete al corrente che il 18 gennaio del 2021 è stato il “Blue Monday”, ovvero il giorno più triste dell’anno? E che il 5 febbraio è stata la giornata mondiale della Nutella e che il 20 marzo sarà la giornata internazionale della felicità? Senza dimenticare il 6 aprile che ci offre un gustoso “carbonara day”.
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Se siete curiosi, come me, vi lascio un link dove potete consultarle tutte e anzi –meraviglia!– aggiungerle al calendario del vostro cellulare, caso mai ne sentiste l’assoluta necessità:
www.giornatemondiali.it
Per il momento, le giornate mondiali approvate dall’ONU sono solo (!?) 160, ma ogni anno aumentano di numero. Accanto a quelle ufficiali ce ne sono altre, che vivono grazie a forti sponsorizzazioni, come avrete già capito.
Concludendo questo excursus sulle giornate mondiali, qual è l’ovvietà non percepita?
Ovvio! Fissare nel calendario in uno dei pochi giorni che ancora restano liberi e celebrare un’altra importante ricorrenza: la Giornata Mondiale del Giorno Qualunque. E cosa fare in quella giornate per celebrarle al meglio? Smettere di lamentarsi del proprio tran tran quotidiano, tanto per fare un esempio.
Trovare, in ogni giorno che si vive, qualche piccola cosa che lo renda speciale: un bel libro, una telefonata a un amico, cucinare un piatto mai fatto prima, un percorso diverso per tornare a casa…
Insomma. Basta poco. Proviamoci!
Si accettano altri suggerimenti…
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Patrizia Serra (*)
(*) Patrizia Serra, detta Zizzia (solo da sua madre), farmacista, ma anche copywriter e direttore creativo. Quindi multiforme o incasinata. Comunque da sempre fortemente resiliente, anche in era ante Covid.
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PARLANDO DI UOVA, LA DOTTORESSA SERRA A FINE POST PONE QUESTO QUESITO NON N-UOVO, ANZI OVVIO, MA CERTAMENTE (ALMENO IN QUESTA SEDE) A SORPRESA: È NATO PRIMA L’UOVO O LA GALLINA?
Semplicemente delizioso quest’ovetto, da gustarlo appena fatto….