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Nella sua opera di esordio «I sette gradini dell’Abazia», Antonio Moresi informa, intrattiene, stuzzica… e si diverte.
Il suo romanzo di esordio, pubblicato da Bacchilega Editore nella collana “Zero” (curata dallo “specialista” di genere Fabio Mundadori) giunto dopo una serie di lusinghiere affermazioni in concorsi letterari di narrativa breve, va iscritto nella categoria del romanzo di narrativa storica legato all’interpretazione di antichi simboli religiosi con particolare accento sulla misteriosa esistenza e tenebrosa fine della confraternita di monaci cavalieri e guerrieri conosciuti come Templari. Un meccanismo narrativo particolarmente complesso e ben costruito, basato sulla frenetica “caccia al reperto storico” (e che reperto! Fidatevi, anche se in questa sede non ci è concesso di fare spoiler) che vede il protagonista Stefano, appassionato di medioevo e leggende proprio come… l’autore del libro, in competizione con una misteriosa setta criminale che affonda nei secoli le proprie malvagie radici: una sfida frenetica e mortale che si risolverà soltanto (forse) all’ultimo respiro, nel drammaticissimo finale.
Accanto al protagonista si muovono la sua giovane e sensualissima compagna Ethan e il saggio e sempre disponibile amico Pit, due dei tanti coprotagonisti che affollano il romanzo e che Moresi sa scolpire in rilievo con suggestive descrizioni fisiche e psicologiche.
Del testo colpisce, oltre alla facilità di scrittura, l’impressionante mole di notizie, informazioni, curiosità storiche e religiose, insieme a frammenti di tradizione popolare che lo Scrittore dissemina senza risparmio (ma senza minimamente appesantire l’incalzante ritmo narrativo) praticamente in ogni pagina del libro.
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Nelle prime righe di questa recensione, però, ho scritto anche che Moresi si diverte, e prima di concludere questo intervento ne devo dare conto.
Mi riferisco, in particolare, alla leggerezza e alla disinvoltura con cui l’Autore riesce a intrecciare fatti documentati e ipotesi fantastiche, inserendosi nel solco tracciato da alcuni vendutissimi autori, primo tra tutti Dan Brown, che hanno praticamente invertito il processo di costruzione del romanzo storico utilizzato, precedentemente, da altri scrittori parimenti affermati e famosi come Valerio Massimo Manfredi. Mentre i secondi, infatti, hanno nella narrazione non del “vero”, ma del “verosimile” la linea guida, i primi (tra i quali si schiera con evidente convinzione Moresi) operano per rendere credibili ipotesi di grande suggestione ma altamente improbabili. Insomma, perché spiegare la realtà con la fantasia, quando risulta molto più avvincente far passare la fantasia per realtà?
Leggete il romanzo (che merita di essere letto) e capirete perché.
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Titolo: I sette gradini dell’abazia
Autore: Antonio Moresi
Editore: Bacchilega Editore
Anno di pubblicazione: 2019
Collana: Zero
Pagine: 176
Prezzo: 15 €
ISBN: 978-88-6942-105-1
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Il Lettore